O.Colacicco : “Perché chiudere Area C in una città ferma per la paura?”

Milano

Dal 15 Giugno saranno riaperte le telecamere per l’ingresso in area C. “Perché? E che senso ha in una città ferma, che stenta a rimettersi in moto? A guardarsi in giro gli autobus sono vuoti, le metropolitane poco frequentate, automobili sì ci sono ma non così tante. E’ un’impressione o è così? Per rispondere – dice Orietta Colacicco, Coordinatore Delegato della Commissione Mobilità di Piattaforma Milano – è bene guardare ai dati AMAT”, attraverso i quali cogliere l’andamento della mobilità pre e post covid con l’eccezione dei dati sui mezzi di superficie, non rilevabili.  Sono stati esaminati  i dati disponibili sul sito, relativi ai giorni lavorativi dal lunedì al venerdì delle ultime settimane considerate, vale a dire dal 18 al 22 e dal 25 al 29 Maggio, e quindi calcolati i valori medi.

Rispetto al periodo pre covid nella prima, l’utilizzo della metropolitana è mediamente pari al meno 80%  che si riduce al meno 77% in quella successiva. Siamo a un utilizzo pari al 20 – 23%, come confermato anche l’11 Giugno in Consiglio Comunale dall’Assessore Granelli. Motivo si dice essere il distanziamento. Ma a  guardare meglio i dati, anche perché non ci sono code davanti alle fermate dei mezzi pubblici, si potrebbe pensare che le persone non  siano  costrette, ma preferiscano spostarsi con altri mezzi, perché ci sarebbe posto per almeno un 7-10% in più.   Mezzi che siano biciclette, scooter, monopattini e automobili.  E solo un incremento esponenziale di queste potrebbe giustificare la riaccensione delle telecamere di Area C, dove entrano bus turistici, taxi, veicoli assoggettabili al pagamento, veicoli di servizio, residenti. Posto che i bus turistici  purtroppo non ci sono e registrano un meno 100%, va analizzato come viene distribuito il peso di ingresso. I veicoli di servizio  dal 18 al 22 erano a meno 14%, mentre dal 25 al 29 sono a meno 13%. Il  taxi il mezzo sostitutivo per eccellenza non viene assolutamente utilizzato, tanto che passa da un meno 73% nella prima settimana in considerazione al meno 71% nella seconda e va sottolineato che fra mattino e sera c’è una differenza ancora più netta nelle ore serali dove il delta negativo raggiunge anche meno 86%. Una categoria questa da sostenere con la creazione di voucher e di convenzioni per anziani, diversamente abili e operatori sanitari, aspetti sul piatto sia  in Regione che in Comune.   Vanno invece considerati i dati dei veicoli assoggettabili al pagamento. E partiamo dall’11 Maggio al 15 Maggio, dove si registra un meno 17% totale di cui al mattino meno 6% e la sera meno 53,40%  Dal 18 al 22 Maggio si registra nel totale un meno 3,60% in totale, di cui la sera un negativo 35,20%, mentre al mattino già si vede un incremento del più 3,80%;  dal 25 al 29 cresce ancora il numero dei veicoli che entrano in area C che toccano un più 4,60% con al mattino più 10,60% e la sera meno 15,80%. Il che vuole dire che sono ingressi di necessità, che si rientra prima dell’ora di punta, che in serata tardi non ci si muove affatto. E ancora é bene analizzare gli ingressi dei residenti:  dal 18 al 22 si registra un meno 28% in totale, di cui meno 10,40% al mattino e la sera meno 37,20%. Dal 25 al 29 c’è ancora un meno 24% in totale di cui meno 5,80% al mattino e meno 33,20% la sera.  Che vuole dire che ci si muove poco, probabilmente si va a piedi. Che cosa cambierebbe ora prolungare Area C, visto che l’auto è il mezzo considerato in assoluto più sicuro da quei pochi che si muovono? E perché almeno non lasciare questa possibilità alle persone più fragili degli anziani e dei diversamente abili?  Stiamo parlando di oggi quando non impattano 150.000 studenti universitari, gli allievi di ogni ordine di scuola, le persone in smart working, i turisti, i visitatori per business, grandi eventi e  fiere. Ma bisogna chiedersi perché le persone non si muovono, se non ci sono, o stanno in casa per cautela e prudenza, o perché hanno paura? Questo è il punto, con pregiudizio sul comparto del commercio, della ristorazione, del tempo libero, dei teatri, dei cinematografi. Se il sentimento è questo non si riempiranno i mezzi pubblici, si sceglieranno mezzi individuali, scooter, monopattini, bici. E anche qui lo sharing segna dati da interpretare. Il car sharing è il meno apprezzato e segna  fra il 18 e il 22 un meno 63,20% e dal 25 al 29 un meno 60,20%. Lo scooter sharing dal 18 al 22 meno 58,40% e dal 25 al 29 meno 46%. Al contrario piacciono sempre più i monopattini che passano da meno 38,20% dal 18 al 22 Maggio al più 55,80% dal 25 al 29. Il bike sharing non riscuote un grande consenso  e dal 18 al 22 segna un meno 53,40% che si riduce a meno 43,60% dal 25 al 29. Sarebbe interessante capire se i 6.000 ciclisti che percorrono la ciclabile Corso Venezia Buenos Aires usano biciclette di proprietà o in sharing. Comunque  non si può pensare che 6.000 ciclisti risolvano il problema di Milano. Le piste ciclabili possono, se fatte bene,  migliorare la situazione e alleggerire il traffico, ma bisogna calcolare che a Milano piove per 119 giorni all’anno, che non stiamo parlando del movimento di 10.000 persone ma di 1.190.000 persone, che sarebbero lasciate a terra dai mezzi pubblici, visto che in città la metropolitana trasporta 1.200.000 passeggeri al giorno  e i mezzi di superficie 500.000 per un totale di 1.700.000 e Trenord 600.000 passeggeri al giorno. Bisogna valutare anche il loro costo e considerare  che lo stanziamento per le ciclabili verrà sottratto da quello per la riparazione delle buche, che era, visto l’alto numero degli interventi di manutenzione prevedibili, di quarantanove milioni di euro, poi già ridotto del 20%. Le ciclabili sono in sola segnaletica, come Corso Venezia, Buenos Aires, Viale Monza,  in struttura e in segnaletica, come da Legioni Romane a Berna e Zurigo  e in struttura in Via Monterosa da Piazza Buonarroti a Piazza Amendola.    Sono “solo” 35 chilometri, ma sarebbe opportuno avere un’idea precisa del costo finale.  In sola segnaletica le ciclabili costano euro ottomilacinquecento al chilometro, in struttura duecentocinquantamila, ma non si sa quanto costano quelle miste. Quindi non si capisce di quale spesa si  sta parlando. Da circa  trecentomila euro a quanti milioni? Così quante buche rimarranno come sono, mettendo a rischio proprio gli  scooteristi e i ciclisti, che, secondo i dati ACI Istat 2017 da noi presentati, negli incidenti stradali con lesioni gravi causati da buche sono il 64,76% i primi e nel 18,21% i secondi?

 

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