La premessa è d’obbligo: il settore immobiliare è tra i comparti più importanti del sistema economico Italia. L’impatto della pandemia su questo mondo è stato notevole e il suo futuro non è prevedibile: troppe le variabili da verificare, dalla politica governativa ai tempi della disponibilità del vaccino; senza considerare che non si parla di un solo mercato immobiliare, ma di mercati diversi, che rispondono a logiche diverse. E’ la sintesi di una mia lunga intervista concessa a Marco Mirabile di Rainews 24. Cominciamo dalla pluralità dei mercati: c’è quello, ancora ampiamente diffuso presso le famiglie, della fiducia nel mattone quale tutela del risparmio, ben diverso da quello dei grandi investitori, prevalentemente stranieri; il mercato dei fondi immobiliari, il ‘mattone di carta’; poi ci sono gli immobili ‘griffati’ e quelli di ‘civile abitazione’. Il futuro di questi mercati sarà condizionato dalle scelte politiche. Il governo ha deciso una serie di misure di sostegno dell’economia, alcune riguardano il settore immobiliare, quali, ad esempio, gli ecobonus per ristrutturazioni che in Italia saranno prevalentemente limitate a infissi, pannelli solari, facciate, cappotti termici. Bene, ma ci vuole altro.
Dall’Europa sono in arrivo, speriamo in tempo, risorse di portata eccezionale: molte decine di miliardi da Recovery Fund, Bei Mes, Bce, Sure e quant’altro; ma, per quanto riguarda l’immobiliare, tagliate su misura per i grandi investimenti di rigenerazione urbana, ristrutturazioni profonde e sostituzioni cioè l’ abbattimento e la ricostruzione di edifici più efficienti. In tale contesto l’Italia trova difficoltà a collocarsi perchè l’operazione deve passare attraverso una proprietà frammentata, quale è quella condominiale, tra le meno agili nel rinnovamento urbano. Certo, ottimismo e fiducia non devono mancare perché non ci sarebbe futuro. Ma, passeggiando per Milano e vedendo ancora negozi ed alberghi chiusi, vie e piazze ‘ferragostane’, mi rendo conto di come non si possa sperare nella ripresa se non ci sarà il ritorno del turismo internazionale: che non è solo attività di hotel, ristoranti, luoghi del lusso, botteghe artigianali, ma connotazione di una città moderna ed efficiente, di una città globale, aggancio dell’Italia all’Europa, luogo vocato agli investimenti. Senza turismo internazionale Milano fa un salto indietro di 20 anni.
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