Alberto Zangrillo, direttore delle Unità di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare dell’ospedale San Raffaele di Milano, parla con la sicurezza della sua professionalità e la schiettezza dell’uomo ad Alessandro Sallusti su Il Giornale. Esprime opinioni, giudizi: uno spaccato della controversa attualità. Riportiamo i passaggi che, in un certo senso, regalano ottimismo. «Nel mondo reale della medicina ufficiale con reputazione internazionale, la cura specifica non esiste. Abbiamo seguito le regole della sperimentazione clinica ottenendo risultati eccellenti. Ora possiamo dire di avere le idee molto più chiare sulle cure e soprattutto sul metodo per tutelare le persone più esposte e per applicare protocolli di sorveglianza e terapia tempestiva. Il Gruppo San Donato ha prodotto circa 180 ricerche pubblicate dai differenti settori disciplinari, 126 il solo San Raffaele. Questo è il mandato di un Istituto di ricerca e cura. Un mandato che onoriamo ogni giorno…Ora abbiamo le cure giuste da mettere in campo. Sappiamo molto del virus. I virologi del San Raffaele diretti da Massimo Clementi hanno accertato che si tratta di un maledetto beta coronavirus, stessa famiglia di Sars e Mers. Però è diventato meno bellicoso. I fattori ambientali giocano inoltre a nostro favore: raggi ultravioletti e temperature alte lo indeboliscono….Gli italiani sono già stati terrorizzati abbastanza. E soprattutto disinformati. Ciò malgrado hanno saputo capire: ora diciamogli le cose come stanno. – esorta il professore – Certo è essenziale che si comportino con la diligenza del buon padre di famiglia, per usare le parole del codice civile. Le precauzioni devono restare”. E il suo, poi è un atto di pragmatica speranza al dubbio “Ci sarà una seconda ondata?” «Nessuno può rispondere a questa domanda. Diciamo che ci sono tutti i presupposti per essere fiduciosi, il più importante dei quali è: combatteremmo contro un nemico conosciuto, questa volta senza farsi trovare impreparati». Chiede Sallusti “Lei è al vertice di una prestigiosa struttura privata, il San Raffaele di Milano. Pensa che questa vicenda cambierà il futuro della sanità privata ora sotto attacco da più parti?” La risposta potrebbe essere indirizzata a chi ha fatto manifestazioni contro la Sanità lombarda «Senza la sanità privata per cui lavoro da più di 30 anni non ce l’avremmo fatta. Il nostro ruolo nella clinica e nella ricerca è vitale per il Paese. Il codice etico e deontologico che quotidianamente rispettiamo è l’unico elemento pubblico del testamento del professor Giuseppe Rotelli…La sanità pubblica soffre come quella privata: quest’ultima è minata dal pregiudizio. Ciò nonostante abbiamo un servizio sanitario che ci viene invidiato da tutto il mondo. Con finanziamenti adeguati ed un piano pluriennale strutturato saremmo imbattibili”.