Non c’è tempo. Chi governa deve capirlo: l’ossatura del commercio a Milano è praticamente sfiduciata, ha intaccato il patrimonio di una vita o boccheggia nell’incertezza e nel dubbio. Un momento delicatissimo in cui non arrivano i contributi promessi e vivere costa, le spese per adeguare l’attività alle nuove regole costano. Gli sciacalli della pandemia sono già pronti a intervenire sulla preda. Una politica della criminalità organizzata che non ha scrupoli, che finalizza ogni azione al proprio profitto. «Se vende oggi le diamo x euro, denaro cash. Tra un mese le diamo due terzi, tra tre mesi meno della metà». E “Sono proposte irrituali, che riconduciamo anche alla criminalità organizzata, perché si tratta di compratori che stranamente hanno ingenti e immediate disponibilità economiche nonostante il periodo nero che l’economia sta attraversando” denuncia Mario Peserico, vicepresidente di Confcommercio Milano con delega alla Sicurezza, a Leggo. “In una situazione così delicata- aggiunge – sono davvero pochi i soggetti disposti ad acquistare un locale in perdita se non per fini poco trasparenti o illegali, tipo il riciclaggio. Forse ci sono già dei reati spia – prosegue Peserico – Perché non può essere un caso che il 4% delle botteghe e il 5% di ristoranti o bar hanno subito atti criminali, come il danneggiamento delle proprie attività». Ciò suona come avvertimento. È un fenomeno di cui si parla malvolentieri fra i negozianti, ma non è inedito, proprio quando non riescono a far fronte alle spese fisse.”
Non sono argomenti da trattare tra i negozianti per un misto di pudore e di disperazione, ma che cosa devono fare ancora dopo aver gridato nelle manifestazioni, in TV la tragica realtà?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano