Le sedi operative per pianificare i colpi erano due campi nomadi
Sgominata la banda di criminali che avevano come base operativa per i loro colpi due campi nomadi, quello di via Martirano e quello di via Chiesa Rossa. La strategia era sempre la stessa: assaltavano bancomat con l’esplosivo e rubavano auto di lusso.
In particolare, proprio in quello di via Martirano erano fuggiti dopo l’ultimo colpo i 5 arrestati del gruppo, di cui uno minorenne. La banda aveva fatto esplodere lo sportello automatico di una banca di Corsico e lunedì, nel corso delle perquisizioni nell’accampamento, gli investigatori hanno ritrovato una delle due auto usate per la fuga. Le squadre del Reparto mobile e del Reparto prevenzione crimine hanno setacciato tutto il campo abitato da 48 persone, quasi tutti pregiudicati che, pur non prendendo parte ai furti, ne hanno certamente coperto gli autori materiali, con i quali sono praticamente tutti legati da vincoli di parentela.
La macchina ritrovata è una Volkswagen Golf, dotata di un lampeggiante come quello della polizia, che quella notte era riuscita a fuggire all’inseguimento dei carabinieri di Corsico, che invece avevano seguito una Matiz che si era rifugiata nel campo rom di via Martirano. Gli uomini a bordo però si erano dileguati approfittando del trambusto creato ad hoc dagli occupanti del campo all’arrivo delle forze dell’ordine, stratagemma che però i rom non hanno fatto in tempo ad attuare lunedì all’arrivo degli agenti dell’Antirapine della Mobile.
Protagonisti delle indagini un gruppo di sinti con al centro Cristian Bezzecchi 25 anni, (del campo di via Chiesa Rossa), Angelo Levacovich di 32 e Vittorio Emanuele Stepici, 19 anni del campo di via Martirano. L’inchiesta era partita da un colpo della fine del 2019 a Rho quando due gioiellieri uscendo dall’Artigiano in Fiera erano stati speronati con l’auto da alcuni uomini armati di mitra che che li avevano rapinati di preziosi per un valore di 400 mila euro.
Subito le indagini della Mobile sono risalite ad alcuni dei sinti di via Martirano, ma mentre mentre questa inchiesta ancora continua, la polizia ha invece in gran parte ricostruito le bravate notturne del gruppo, come ad esempio il 12 febbraio la sottrazione di una Mercedes C220 e una Maserati Ghibli a Trezzano sul Naviglio, colpendo le vittime a pugni e con un piede di porco. Le auto erano state anch’esse colpite e danneggiate col piede di porco e questo aveva lasciato intuire agli inquirenti che non venivano rubate per essere rivendute, ma solo per essere utilizzate per fuggire dopo i colpi ai bancomat.
Alla Banca Agricola Mantovana di Trezzano dello scorso febbraio usando una «bomba» all’acetilene avevano fatta saltare la cassa rubando 61 mila euro. Un componente della banda era stato intercettato dalla polizia proprio mentre raccontava alla compagna quanti soldi avevano arraffato. La banda è comunque inquisita anche per altri 3 casi di assalti ai bancomat.
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