Ci siamo! Fra poco più di una settimana, per l’esattezza il prossimo 21 luglio, inizierà il procedimento disciplinare a carico dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. Lo ha deciso David Ermini che, oltre ad essere il vice presidente del Csm, è il presidente della Sezione disciplinare a Palazzo dei Marescialli.
Ermini, ex parlamentare del Pd, ha deciso di imporre un’accelerazione ai tempi, puntando a chiudere prima della pausa estiva. La richiesta di fissazione dell’udienza disciplinare era stata trasmessa a piazza Indipendenza dal Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi.
Questa vicenda “ha segnato un punto di non ritorno, quello che è successo è irreversibile: l’impatto sull’opinione pubblica è stato pessimo ma proprio per questo c’è un gran desiderio di voltare pagina”, aveva affermato Salvi durante la conferenza stampa in Cassazione in cui aveva illustrato ai giornalisti le prossime mosse della Procura generale, competente per l’azione disciplinare. Si prevedono sanzioni molto dure. Non è esclusa la rimozione di Palamara dall’ordine giudiziario. Cioè il “licenziamento”.
Palamara, come si può leggere nel capo di incolpazione, è accusato di “aver violato i doveri di correttezza ed equilibrio, tenendo un comportamento gravemente scorretto nei confronti dei colleghi che avevano presentato domanda per il posto di procuratore della Repubblica di Roma”. E poi di aver “interferito nell’esercizio degli organi costituzionali”.
Tutto ciò sarebbe avvenuto alla presenza di “alcuni consiglieri del Csm” e di “Luca Lotti”, il parlamentare del Pd imputato a Roma nell’ambito dell’indagine sugli appalti gestiti da Consip, la società del Ministero dell’economia incaricata delle forniture alla Pubblica amministrazione.
Il riferimento, ovviamente, è al dopo cena del 9 maggio del 2019 all’hotel Champagne di Roma. Il pm romano, indagato a Perugia per corruzione per altre vicende, aveva il telefono infettato dal virus trojan e ciò ha permesso di registrare gran parte delle conversazioni avvenuta quella sera con i consiglieri del Csm, poi dimessisi. Tale materiale, ampiamente utilizzato dalla Procura generale, “era stato trasmesso il 7 giugno del 2019” anche se i giornali, come si ricorderà, avevano riportato nei giorni precedenti ampi passaggi di quei colloqui.
Palamara, in particolare, avrebbe pianificato una “strategia per danneggiare Creazzo”, il procuratore di Firenze, uno dei principali aspiranti al posto di Giuseppe Pignatone.
E poi l’aggiunto Paolo Ielo e lo stesso Giuseppe Pignatone.
L’astio di Palamara nei confronti di Ielo sarebbe dovuto al fatto che quest’ultimo aveva trasmesso a Perugia gli accertamenti della guardia di finanza sui rapporti fra Palamara e l’imprenditore Fabrizio Centofanti, causando dunque l’indagine nei confronti dell’ex presidente dell’Anm.
Per quanto riguarda la composizione del collegio che dovrà giudicare Palamara , essendosi astenuto Ermini già nella fase cautelare, il ruolo di presidente toccherà al laico in quota 5s Fulvio Gigliotti.
Grande incertezza, invece, per i componenti. Alcuni degli attuali sono finiti nelle chat con Palamara e verosimilmente si asterranno. Non è invece da escludere una loro ricusazione.
Qualsiasi esito avrà il processo, rimarrà per sempre l’immagine di una magistratura divisa in “fazioni” ed il cui compito primario, sancito dalla Carta costituzionale, e cioè esercitare la giurisdizione in maniera “terza” ed “imparziale”, è stato messo in secondo piano rispetto al desiderio di carriera e di potere.
Cambierà qualcosa? Lo scetticismo è d’obbligo.
Nato a Roma, laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche,
ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente collabora con il Dipartimento Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli in tema di diritto alimentare su riviste di settore. Partecipa alla realizzazione di seminari e tavole rotonde nell’ambito del One Health Approach. E’ giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.