Purtroppo questa amministrazione sta facendo danni non solo alla viabilità ma anche alla crescita e salute dei bambini e delle famiglie. Quasi 5 mesi per organizzare la riapertura delle scuole ed il risultato è un taglio dell’accesso di 3000 bambini/famiglie ad un servizio di base quale la scuola d’infanzia mettendo in ginocchio le famiglie, le donne. Tutto ciò nonostante i finanziamenti attivabili ed i poteri commissariali dati ai sindaci in questa occasione in materia di edilizia scolastica. Ieri ho chiesto agli Assessori Limonta e Galimberti perchè non hanno utilizzato l’edilizia leggera per evitare questi tagli al servizio. Non hanno risposto. Forse non ci hanno pensato. Eppure per i più piccoli non ci saranno i DPI e quindi l’unica possibilità è aumentare gli spazi disponibili. Forse troppo semplice per essere capito dall’Intellighenzia.
Di seguito la lettera al Sindaco Sala di Fabio, padre di Olivia, prossima a iscriversi ad una scuola d’infanzia del Municipio 5. Lettera che ben sintetizza lo sconforto e la preoccupazione dei 3000 genitori coinvolti nel taglio dei servizi all’infanzia.
“Buongiorno signor sindaco Beppe Sala.
questa è Olivia, mia figlia. Avrei voluto dedicare questo post a descrivere quanto finalmente dopo mesi di clausura stia ritrovando un equilibrio relazionale che è mancato nei mesi di lockdown, quando le è stata negata la possibilità di stare con i suoi compagni di gioco, e la possibilità di concludere il suo primo percorso scolastico per iniziare a settembre la materna. E invece a settembre Olivia alla materna non ci andrà, perché nonostante fosse tra i bambini con un posto assegnato, il Comune di Milano che lei amministra, ha deciso arbitrariamente di tagliare un numero di posti già assegnati, per rispettare norme covid del tutto discutibili ed interpretabili, in strutture che non diciamo di scoprire adesso inadatte e con personale insufficiente. il tutto senza spiegazioni e senza proposte alternative. e quindi la nostra famiglia, formata da due lavoratori full-time, con un secondo figlio in arrivo, si trova impossibilitata a poter dare alla propria figlia l’istruzione e la socialità necessarie alla crescita. Nella insostenibile situazione di dover (non) scegliere tra spendere soldi in strutture private o in babysitter (ormai introvabili) oppure nel rinunciare ad uno dei due stipendi. ed ovviamente lo stipendio più basso e quindi, in questa nazione, quello della donna, della moglie, della madre. che si ritrova alla soglia dei 40 anni obbligata ad auto-escludersi dal mondo del lavoro per gestire una figlia, tagliata fuori dall’istituzione scolastica, ed un figlio neonato. Come fossimo tornati indietro agli anni 50. Ed è questo il risvolto triste di una città che nel momento dell’emergenza ha rivelato la sua vera natura. Che nei video promozionali mostra l’immagine di una città che non esiste, e che nei fatti invece non è in grado in 6 mesi di organizzare la didattica scolastica post-covid. e che sceglie di escludere, di eliminare, di tagliare, piuttosto che di risolvere, di ampliare, di integrare. Toccando nel punto più debole, più innocente. più indifeso. Tutto ma non i bambini. Questa non è la mia città.”
I genitori chiedono di non lasciarli soli in questa lotta.
Facciamoci sentire. Io ci sono.
Silvia Soresina
Assessore a Educazione e Istruzione del Municipio 5.
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