Era un gesto d’amore filiale. In questo drammatico periodo il silenzioso sostegno dei cari delle vittime del Covid, ha in sé una trasfigurazione sacrale che è dolore, impotenza, attesa, sofferenza. Sono tutti accomunati dalla tragica domanda: perché? Commuovono i saluti dalla strada alla madre ricoverata, la sofferta assenza di dialogo, la forzata solitudine. A Milano e in migliaia di paesi del mondo, partecipi di un dramma quasi inspiegabile. E commuove la costanza di Al-Suwaiti, trentenne la cui madre era assistita in fin di vita per il coronavirus in un ospedale: perché relaziona Il Giornale, “ogni notte ha scalato il muro della struttura ospedaliera e ha raggiunto la finestra della sua camera, nel reparto di terapia intensiva. Accovacciato, per sette notti non ha mai abbandonato la sua postazione. Sempre là, accanto al genitore tanto amato” E’ morta dopo pochi giorni e il ragazzo era là, al di là del vetro, con la sua amorevole presenza perché il distacco dalla vita fosse più lieve. Commuovono le parole che poco dopo ha pronunciato “Ero con lei anche nei suoi ultimi istanti di vita, poco prima di vederla morire avevo capito che non c’era più alcuna speranza”.
Il funzionario delle Nazioni Unite Mohamad Safa, ha voluto pubblicare la storia sul suo profilo Twitter con un disegno che evidenzia la purezza dell’amore filiale. “Il figlio di una donna palestinese che era stata contagiata dal Covid si è arrampicato fino alla stanza dell’ospedale dove lei si trovava per sedersi fuori e guardare sua madre ogni notte, finché non se n’è andata” Questo il commento del diplomatico Onu.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano