Qualcuno avvisi Sala che dove sono esondati il Seveso e il Lambro, la bicicletta non serve e neppure il monopattino. In poche ore Milano è un incubo di città, allagate le strade, paralizzato il traffico, i tombini si sono trasformati in una sorta di geyser, con potentissimi getti d’acqua a causa del sovraccarico della struttura. La città di un futuro gren, valorizzata da una mobilità dolce, quasi che un milanese, ascoltando uno slow potesse immaginare le caprette, è diventata una città del fango, della melma vagante simile a un villaggio africano incolto. E, naturalmente non è da oggi che i capricci del tempo fanno esondare i torrenti. E qualcuno dica ancora a Sala che il ripristino delle piste ciclabili restaurate ad hoc, non è prioritario perché i cittadini aspettano risposte alle loro 200 telefonate di intervento. Gli interventi riguardano cantine, cornicioni e alberi pericolanti, ascensori bloccati e, appunto, il recupero di mezzi rimasti in panne nei numerosi sottopassi allagati. Non tenti, Sala, di presenziare al disastro perché il metrò a Bovisa è bloccato e non si tratta di andare per gustare un aperitivo. E comunque senza la bicicletta non andrebbe da nessuna parte: l’esondazione è un “incidente” che non rientra nei suoi sogni
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