La commozione di Mulè (F.I) per l’approvazione della legge che istituisce la giornata nazionale della memoria per le vittime di covid

Attualità

Approvata la legge voluta da Forza Italia e da Giorgio Mulè presentata che istituisce la Giornata Nazionale della Memoria per le vittime di covid

Ci sono silenzi che fanno rumore come quelli delle corsie di ospedale di notte quando tutto è sospeso tra la vita e la morte, ci sono immagini che sgretolano certezze come le bare accatastate nelle chiese, ci sono dolori che prendono a pugni lo stomaco e ti fanno vacillare di fronte alla caducità della vita, ci sono sguardi che prendono a calci l’anima. Ci siamo persi nella sofferenza dei nostri cari, mi sono perso nella disperazione di chi ha mancato l’ultimo sguardo del nonno, del padre, del figlio, di chi non ha accarezzato le mani della mamma. Quella solitudine, sul letto di ospedale, forse è il tormento e lo smarrimento di tanti: è sembrato tutto inumano, freddo, distaccato, triste. La solitudine ci ha schiaffeggiato, ci ha messo contro il muro del dolore. Siamo stati alle finestre nella speranza, ci siamo aggrappati al cielo, ci siamo guardati dentro per scoprire che siamo umani, fallibili, fragili, e che solo la nostra anima è eterna e non la società che abbiamo costruito.

Il 18 marzo 2020 resterà per sempre impresso nella nostra vita, attraverserà i confini del tempo della memoria. Quel giorno lì, quella notte, quando abbiamo assistito al tragico corteo dei carri militari che scortavano 65 feretri fuori da Bergamo verso altre città, ci siamo uniti con il cuore ai genitori, alle mogli, ai mariti, ai figli, ai nonni che non hanno potuto trovare la consolazione neppure nell’ultima carezza, nell’ultimo sguardo.

Un dolore troppo grande per non essere onorato in quest’Aula, tra queste mura che ci dicono chi siamo, rappresentano la nostra storia e la nostra memoria.

Cari colleghi, tutte le forze politiche si sono unite coralmente alla proposta di legge che mi vede primo firmatario con i colleghi del gruppo di Forza Italia e che ho presentato poco dopo la tragica notte di Bergamo. Oggi qui dimostriamo che la politica, nella sua accezione più nobile, non è distante dal dolore, ma ne è parte. Di questo vi ringrazio.

Proprio di fronte al sacrificio e all’esempio eroico di tanti, tantissimi si impone la responsabilità politica e morale che il Paese deve assumere di fronte al dolore. Il 18 marzo di ogni anno, per un minuto, ci fermeremo tutti quanti, smetteremo di lavorare, di parlare, di telefonare, scenderemo dalle nostre auto, ci affacceremo alle finestre. In silenzio. Parteciperemo con un cuore solo al ricordo di chi non ce l’ha fatta, ma con la consapevolezza che un nuovo inizio sarà possibile.

A chi ha perso la battaglia con il Covid dobbiamo la tensione della memoria, il senso profondo della misericordia racchiuso in un minuto che rappresenta una vita intera. Perché il ricordo è l’assenza della separazione, il silenzio è la dignità del rispetto.

Il silenzio è l’anima di chi ci ha lasciati. Questa anima ci parla, e lo fa attraverso Sant’Agostino e ci dice: “guardami, ascoltami, sono nella stanza accanto, la morte non è niente, quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Prega, sorridi, pensami!

Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.

Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace”.

Allora, colleghi, vi dico, da quella stanza accanto non conterà più la distanza, non peserà la morte, ma peseranno sul cuore del Paese oltre 35.000 anime che sono volate via in pochi mesi.

Fermiamoci un attimo, silenziamo il caos della politica, soprattutto quella, orrenda, che ancora ieri per bocca di un governatore ha giocato con la morte e trasferito nel teatrino della politica i morti del Covid. Fermiamoci ora e guardiamo con compostezza e intimità quel numero enorme e tragico.

Oltre 35.000 persone.

Giorgio Mulé

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