“Ora è il momento della saggezza nella scelta del futuro che vogliamo costruire. Ai giovani bisogna dare di più: i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri». Non ci voleva Mario Draghi, d’accordo. Ma il punto è più che mai questo: la formazione e l’occupazione giovanile. Punto già assai dolente; dolore reso quasi insopportabile dalle conseguenze della pandemia e di una pessima o inesistente gestione politica.
Applicando i canoni di una recente ricerca americana al caso italiano, tra le ore di lezione saltate e la mitica didattica a distanza i nostri studenti hanno già mancato di incrementare del 30% le loro capacità e le loro conoscenze in italiano e del 50% quelle in matematica. Questo il danno subito ad oggi rispetto ad un anno scolastico “normale”. Ma la “norma” non era affatto incoraggiante, se è vero che nell’ultima indagine “Pisa”, realizzata dell’Ocse in era preCovid, gli studenti italiani risultavano già tra i meno preparati d’Europa. Quanto all’occupazione, più della metà dei posti di lavoro stroncati dal Coronavirus apparteneva a minori di 35 anni, che pure rappresentano meno di un quarto degli occupati.
Che la formazione e l’occupazione giovanile siano il primo dei problemi per una Nazione che vuole avere un futuro è evidente. Come è evidente che per affrontarlo degnamente bisognerebbe rivoluzionare il sistema scolastico e orientare il mondo del lavoro. Propositi velleitari senza una visione complessiva, un forte impulso riformatore e una notevole capacità politica.
Il problema non è Lucia Azzolina, il problema è il governo di cui la Azzolina è ministro.
Blog Andrea Cangini senatore Forza Italia
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