Sala è stanco, la ricandidatura da ripensare, forse è un lento ma inesorabile tramonto di sogni? Questi i titoli più o meno sfumati dei Giornali che esaminano ogni dettaglio, che interpretano ogni parola. Certamente di errori ne ha fatti molti, il suo esibizionismo social ha fatto irritare, ma, soprattutto, quel tono spesso a sproposito “così è se vi pare” ha piegato la volontà delle pecorelle in Giunta, ma risulta fastidiosamente ducesco per chi ha opinioni diverse. Pare che i due Pier (Maran e Majorino) siano in pole position per le prossime primarie. Pare, perché il rispetto almeno verbale per il Demiurgo oggi in sella, va pubblicamente ribadito. Stanco? Forse di sbraitare perché le cose seguono un loro percorso, perché i sogni titanici (vedi riapertura dei Navigli) muoiono in una bolla di sapone, perché la sua inerzia in questo periodo guarda solo alle piste ciclabili, perché dice Sì al telelavoro innovativo e poi con i bar e i ristoranti vuoti, si pente. Ma gli uffici del Comune rimangono vuoti, idem quelli di City Life. E Sala insiste “Tornate in ufficio” ma a settembre verrà solo dimezzata la quota del personale che continuerà a lavorare in remoto. In soldoni, vuol dire che 3.500 persone proseguiranno l’assenza dagli uffici. Così i tempi delle pratiche comunali si allungheranno, i disservizi saranno inevitabili. Non basta a Sala battere i pugni su Facebook. Stanco? Forse non gli bastano più i giochini colorati di urbanistica tattica, perché non sono attrattivi per i turisti e la crisi, il suo superamento, costa impegno e visione. Costa uno sguardo rivoluzionario per non dimenticare i più deboli. Occorre, però, considerare la sua smisurata ambizione, la sua supponenza di essere comunque il migliore.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano