Chi ascolta questa giunta, quando si tratta di viabilità? Granelli dice i Municipi. Soprattutto se sono di sinistra. Qualcuno, come l’Assessore del Municipio 9 Deborah Giovanati, dice che ascolta solo loro. Ma forse, in fondo, il discorso è più complesso. E la risposta molto peggiore. Ridiamo la parole all’Assessore per approfondire:
“Porta Venezia, Corso Buenos Aires, Viale Monza e Via Pola. Quattro tratti di pista ciclabile, quattro situazioni molto diverse. Il primo ed il secondo fortemente voluti da municipi di sinistra. I secondi due subiti da municipi di centrodestra. Tutti hanno una cosa in comune: sono stati costruiti fuori dalla logica partecipativa che Sala aveva sbandierato quattro anni fa. Di fondo, delle piste ciclabili, non importa nulla a nessuno. L’importante sono le bandierine nel risiko Milanese.
L’anno prossimo si voterà, e chiunque correrà a sinistra dovrà fare campagna elettorale su tre pilastri: l’incompiuto (scali ferroviari), l’altrui (Citylife, Porta Nuova, la Milano dell’Expo) ed il vuoto. Esiste una cerchia, molto più ampia di quella dei Navigli, che il Sindaco ha scientificamente ignorato. Le chiamiamo periferie, ma sono letteralmente terra di nessuno. Nessun piano, nessun progetto, nessun sogno.
Resisi conto, in Giunta, che il tempo era agli sgoccioli, hanno deciso di giocarsi la carta più semplice, divisiva e ideologica: la mobilità verde. Solo che, complice il Covid, il fiore all’occhiello (scandali a parte) di ATM era fuori gioco. Area B colpiva proprio la periferia e non era riattivabile senza una rivolta. Quindi, che fare? E qui la geniale idea di Granelli. “Sparare” piste ciclabili, proiettili che dal centro trapassano la periferia.
Il tutto secondo la collaudata logica dell’urbanistica tattica. Se non puoi fare qualcosa di utile, disegna per terra. Vale tutto: dalle piazze, che diventano immediatamente bivacchi, alle piste ciclabili non c’è nulla che non si possa fingere di aver realizzato. È il gioco dei bambini “facciamo che”. Facciamo che qui c’è uno slargo, facciamo che là c’è una piazza, facciamo che qui ci passano le bici. Tanto è tutto per finta. L’unica cosa reale sono i parcheggi che spariscono, i marciapiedi che si degradano e le barriere architettoniche che resistono a tutto. Però, volete mettere qualche chilometro in più di piste disegnate a caso?
Ovviamente non risolvono alcun reale problema, semmai sarebbero da pensare percorsi protetti DENTRO le periferie, non restringimenti di carreggiate ampie e percorribili lo stesso verso il centro. Il tempo, però, stringeva. Quindi via, dritto per dritto, senza ascoltare davvero nessuno. Se non la loro ideologia. E così arriviamo ai disastri di Porta Venezia, la rivolta dei commercianti di Corso Buenos Aires e l’imbarazzo di via Pola e Viale Monza.
La Giunta, di fondo, ascolta sempre e solo se stessa. La città è utile quando fa da coro. Se prova a spiegare le proprie esigenze viene semplicemente ignorata. Questa è la Milano della sinistra. Una Milano che speriamo abbia i mesi contati”

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,