A meno di due settimane dal voto, i sostenitori del Sì non sono riusciti a trovare un solo motivo di merito che giustifichi questa inedita e masochistica amputazione del Parlamento. Neanche uno. Leggete le loro dichiarazioni, fateci caso. Luigi Di Maio parla di “modernizzazione” del sistema istituzionale, ma cosa vuol dire? Mistero. Un mistero così fitto da indurre il presidente del Cosniglio a dichiararsi favorevole al taglio con argomenti negativi: “Non pregiudica la funzionalità del Parlamento”, ha detto Conte. Ora, a parte che centinaia di autorevoli costituzionalisti sostengono il contrario, cioè che in caso di vittoria dei Sì la funzionalità del Parlamento risulterebbe compromessa, che razza di argomento è quello di Giuseppe Conte?
Ci si sottopone ad un’operazione chirurgica per stare meglio: il fatto che l’operazione non sia letale non è una ragione sufficiente per metter mano al bisturi. Ma poiché non esiste un solo argomento a sostegno della tesi per cui l’efficacia e l’efficienza del Parlamento risulterebbero accresciute in caso di vittoria dei Sì, si ragiona in negativo o si parla d’altro. Campione di benaltrismo è il segretario del Pd. Sostenendo che quella dei risparmi è una falsità da respingere e che il valore della riforma costituzionale che riduce la rappresentanza democratica non sta nella riforma in quanto tale, ma nelle riforme che eventualmente verranno dopo, ieri Nicola Zingaretti ha affrancato il Pd dallo spirito costituente repubblicano e lo ha sottomesso alla retorica anti Casta di Di Maio. Fossi un elettore democratico sarei furibondo. Non essendolo, ringrazio Nicola Zingaretti: non potevamo sperare in uno spot più efficace per il No.
Anche per questo #IoVotoNo
Andrea Cangini senatore Forza Italia
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