A Milano la scelta è difficile da fare: se vai in bicicletta o in monopattino, rischi con facilità l’incidente, se usi i mezzi pubblici rischi aggressioni, furti e insulti. E’ la Milano proiettata nel futuro, secondo Sala, la Milano inclusiva che vede tanti immigrati “inclusi” imporsi con la violenza. E la paura ritorna, soprattutto su alcune linee, soprattutto alla sera, soprattutto per i dipendenti e autisti ATM.
“Sono cinque gli episodi più violenti, ma «decine i litigi al limite dell’aggressione», denuncia a Leggo l’assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato. Risalgono da metà giugno a giovedì scorso: il 16 giugno un egiziano ha svuotato in faccia al conducente della 91 un estintore; il 10 luglio il tranviere del tram 3 è stato aggredito da un balordo, che ha poi rubato il mezzo, costringendo Atm ha togliere la corrente; il 13 settembre un peruviano sulla M2 ha assalito due controllori; il giorno seguente, sulla 90-91, un uomo, invitato a occupare meno spazio con la bici, ha attaccato l’autista sfondando con un pugno il vetro del gabbiotto di sicurezza: il conducente, dopo essersi sporcato con il sangue dell’aggressore, ha chiesto l’intervento del 118. Infine, giovedì scorso, un autista della linea 67, dopo aver ricevuto il cambio da un collega, è stato assalito in strada da un passeggero. È il far west sui mezzi pubblici, è inaudito che autisti e controllori rischino la vita, la scarsa presenza del Nucleo tutela trasporto pubblico dei vigili, perché il Comune non lo incrementa: ad oggi conta circa dieci agenti, ma con il centrodestra al governo di Milano era formato da 50 vigili».
E i Sindacati sono sul piede di guerra per un trend intollerabile «Non solo parolacce, spintoni e lancio di oggetti ma anche sputi – spiega Demetrio Nicodemo, segretario provinciale Confial trasporti – Gli aggressori, al tempo del virus, hanno escogitato un altro modo per terrorizzare: si tolgono la mascherina e sputano addosso, facendo intendere di avere il Covid». «Ad ogni corsa, di giorno, anche se soprattutto di sera – confessa poi – temiamo per la nostra incolumità e di tornare a casa con un occhio gonfio o peggio».