Lo spazio c’è e si deve trovare per una destra liberale

Attualità

“Per un residuo di senso del ridicolo, e considerati i precedenti, non parlerei di rivoluzione liberale.” Inizia così l’articolo di Mattia Feltri su HuffPost. Traspare amarezza e disillusione per un’Italia incerta, divisa, dove essere liberale tout court è diventato faticoso. La sua percezione è pragmatica, invoca uno spazio doveroso, forse una voce più significativa “Il lento, lungo, a questo punto esasperante declino di Forza Italia non è una giustificazione per il silenzio dei liberali, chiamiamoli così, dei cattolici adulti, dei post socialisti, o per accontentarsi di qualche voce solitaria spersa nel chiasso. Non ha nessun senso restare a ruota del sovranismo salviniano e meloniano, replicare le dinamiche fiacche del bipolarismo destra/sinistra: qui si è saldi nell’opinione che il nuovo bipolarismo è fra chi considera le istituzioni il luogo sacro, al di là di chi le abita, della democrazia liberale occidentale, e chi le considera lo sfondo per il selfie. I tanti, a destra, esausti dello strepito antieuropeista (noi siamo parte, non controparte dell’Unione, la soluzione è tutta lì), della desolante retorica autarchica, dell’uso feroce e propagandistico dell’immigrazione, del rinfocolamento programmatico delle paure popolari, della promozione della giustizia come strumento di vendetta e afflizione retributiva, dello Stato onnivoro e onnipresente, compreso lo Stato imprenditore, i tanti convinti che la globalizzazione non è una scelta, ma una condizione irrimediabile e dunque irrinunciabile, e va governata perché rifiutarla è una fantasia da imbonitori, convinti che i vari pistoleri della democrazia, da Putin a Orban a Erdogan a XiJinping, vanno tenuti il più possibile alla larga, ecco, tutti questi hanno spazi non ancora maggioritari ma immensi e, senza metterla giù troppo dura, hanno anche qualche dovere.” Dovremmo forse chiederci perché la casa liberale di Forza Italia sia in declino, quanta verità c’è in questa osservazione, se sono stati fatti errori, se il consenso segue chi grida più forte.

Renato Brunetta osserva “Come ha sempre sostenuto Berlusconi, il centrodestra per vincere deve essere plurale e con pari dignità, senza leader leonini…. Umberto Bossi con il 4% gli strappava tutto. E poi c’è un problema di offerta politica: se il centrodestra è solo sovranista rimarrà perdente….Serve subito una Costituente del centrodestra. Un congresso fondativo che definisca valori, anime, programmi. Una convention che decida cosa fare su Europa, Mes, politiche migratorie, utilizzo dei soldi del Recovery Fund.” Sì, i liberali ci sono: Conclude Mattia Feltri da osservatore esterno “Ci sono due anni e mezzo prima delle prossime elezioni politiche, c’è lo spazio e c’è il tempo per organizzare qualcosa di serio. Non dico un partito, non lo so, non sono un politico. Dico che queste teste devono trovare il modo di mettersi insieme e smetterla di traballare per malinteso senso di sopravvivenza davanti alla forza elettorale della destra più nerboruta, devono escogitare una proposta democratica e liberale…”

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