Come ti butto a mare dal tuo bicchiere

Cultura e spettacolo RomaPost

In me sto bene come il mare in un bicchiere  ma se sono confinato in questo calice qualcuno mi può bere (Vittorio Varano ‘93 ).

Vittorio Varano

Varano scrive versi che appassionano le donne. Come la performer Giovanna Lacedra (nella foto di apertura) che ha titolato Come il mare in un bicchiere  una sua perfomance del ’14, presentata tra l’altro al festival Corpo e filmata a Punta Penna a Vasto, per Art in the Dunes nel ’17 (video su Vimeo). La Lacedra, incontrato Varano nel maggio ’14 venne autorizzata ad usare quel mantra che le ronzava in testa, da quando l’aveva letto nel ’99 nell’introduzione del romanzo Una vita sottile, opera prima di Chiara Gamberale, una storia di sofferta exit dal male dell’anoressia. I versi risalivano ai mesi dell’arresto in carcere, poi domiciliare, del noto padre della scrittrice, allora sedicenne. Nel libro c’era molto Varano, a parte il mantra, presente in esergo, il verso a piè pagina dannati gl’inadatti a far figli farfalle ed un titolo – Vittorio. per la tripla citazione.

Più tardi, o meglio negli ultimi mesi, la Gamberale ha confessato di essere la Musa del mantra, con una punta di civetteria ed un obelisco di soddisfazione, per poi ritrattare sapendo di mentire a se stessa. Non ricordo più se Vittorio li avesse scritti proprio per me questi versi : giurerei di sì, ma perfino quando non abbiamo l’occasione di conoscerli personalmente a volte ci sembra che i poeti scrivano per noi, solo per noi. Quella breve poesia, a sedici anni, aveva lei spiegato a me chi ero : una persona insofferente a ogni limite contro cui il suo desiderio sconsiderato di assoluto era costretto a venire a patti.

Chiara Gamberale

La (s)confessione ci è nota non per pettegolezzo, ma per pubblicazione dell’ultima fatica della romanziera, il cui titolo è di nuovo, ma guarda un po’, Come il mare in un bicchiere, cosa più bella dell’opera. Trattasi di esiguo libricino, un istant book sul periodo di lockown, dove signore bene di ogni età, dopo l’iniziale spavento, si comunicano tra le gozzaniane ottime cose di pessimo gusto una frivola contentezza di stare battistamente ancora meglio solo tra noi che già ci conosciamo. La clausura a un certo punto riguardò anche le telefonate del Varano alla Gamberale, fatte come migliaia di altre nei mesi di chiusura che inducevano tutti ad cercare notizie anche di chi era stato smarrito nel tempo.

La Gamberale ci ha trovato lo spunto, se non di rispondere, di irrobustire il libro in una lunga dissertazione sul carattere privato dell’uomo Varano, divenuto personaggio letterario. Questo poeta, nella vita persona assai comune, è stato a lungo un fornitore non riconosciuto della romanziera. Le ha dato il là del primo romanzo, dell’ultimo ed il materiale di Color Lucciola dove il Varano appare sotto le spoglie del figlio scontroso e misterioso Paolo, poi Orfeo, che la Gamberale con una sintassi assai sconclusionata descrive…questo starei attenta anche a chiamarlo uomo perché non è propriamente un uomo è un cristallo con un uomo attorno, citazione ripresa  (Lui è un cristallo con intorno un uomo) da I petali del tulipano dell’io, pubblicato da Varano nel ’99. Paolo è ovviamente orribile; vive recluso in casa come un matto, un eremita, un criminale isolato nella sua camera cella. Un Kafka con la menta attorno.

Ad un fornitore che non chiede un euro di fee in genere si risponde, almeno per gentilezza pelosa. Ora è nota la maleducazione femminile, costruita nei secoli su Galateo e femminismo. Spesso, le donne, a meno che non abbiano necessità, non rispondono, non guardano, non badano, come avvolte, anche se cozze, in una difesa dal sempiterno assalto all’ipotetica bellezza; viceversa interrompono, invadono, saltano le file, come dotate di diritti esclusivi; non hanno, pur in epoca di limitatissimo rispetto per sé, regole nell’abito, nei modi, nei gesti; convinte di avere ragione anche nel torto, quale conseguenza di antiche vessazioni; interpretano la realtà come loro piace con una pretesa di verità manifesta, inalberandosi in ogni momento con ira se possono, e non potendo ricorrendo alo scudo di loro esclusivo utilizzo, quali il bimbo, le lacrime, il mal di testa ed ogni altro peculiare vittimismo; sempre freddolose non possono quasi mai non esporre ampia epidermide, nella dimenticanza di cosa sia l’eleganza. Sono anche riuscite a trasformare la maleducazione in un diritto difeso dai gendarmi. La Gamberale era stata maleducata, e fin qui passa; irriconoscente, e va bene. Che si desse al vilipendio del suo benefattore era però inaspettato. Un rovesciamento totale rispetto a quanto scriveva sul Corrierone del 23 giugno 2013 (un poeta purtroppo ancora poco riconosciuto) quando comunque aveva usato il Varano per sviluppare il suo ragionamento.

Varano e Gamberale erano amici al tempo del liceo; lui ne parla poco; lei è esplosa così. Era il fratello più grande di un compagno di liceo, ci eravamo conosciuti all’uscita di scuola. Io ero nel momento in parte raccontato in.. Una vita sottile, dove non a caso c’è il verso di Vittorio.. in quel mio primo romanzo ho sentito comunque il bisogno di celebrarlo…ci aveva subito attratti l’uno verso l’altra. Passavamo pomeriggi interi al telefono.. Come confessa la scrittrice, c’erano ancora i telefoni fissi quando, da quello della casa dei miei genitori, mi ritrovavo a chiamarlo quasi ogni giorno. Se non riesco a rispondere alla mie persone preferite, quindi, figuriamoci se rispondo a chi ho perso di vista vent’anni fa e all’improvviso oggi mi sta tempestando di chiamate: Vittorio. La mia memoria ( nella maggior parte dei casi ) inutilmente prodigiosa mi ha fatto subito riconoscere sul display quel numero anche se non è mai stato nella rubrica di un mio cellulare, perché è davvero da tempo che non ci sentiamo. Che cosa vorrà Vittorio da me, adesso? Non me lo chiedo nemmeno. So però che non ho bisogno di sentirlo. Dunque perdonami, Vittorio: anche se ti rispondessi, non credo che avrei da dirti qualcosa che ti potrebbe interessare.

Non ha nulla da dirgli, nemmeno per i permessi mai richiesti. Molto da scriverne però, con astio. …tutto quello che di lui mi affascinava allo stesso tempo mi respingeva: la paura del simile…. io ci credo che si possa stare meglio, addirittura bene. Vittorio no…lui mi leggeva Rimbaud, Montale (ed anche Guénon, Castaneda, Corbin, Ouspensky, Gurdjieff, Evola, Steiner, Schuon, ecc propinati al poeta da due criminali professori), le sue poesie, io ascoltavo. Ci vedevamo pochissimo e ogni volta uscivo da quegli incontri esausta…eravamo davvero due disturbati. ..diceva, maledetti i genitori, tutti. Poveri figli. Non sopportava il contatto fisico con le persone, perfino attorno ai suoi familiari, in casa, per evitare di sfiorarli faceva slalom accurati come quelli che ora nei supermercati siamo costretti a fare tutti, non barattava niente della sua disperazione con l’occasione di passare almeno un giorno o un’ora così: a non pensarci; la repulsione per il nichilismo senza sconti di Vittorio ha prevalso sull’attrazione… la sua cultura era più solida e lungimirante, mentre io ho … la cultura dell’autostoppista, .. più cialtrone.

All’epoca, Varano aveva un certo ascendente sui compagni per la bravura scolastica e le tirate filosofiche; aveva dei seguaci che gli riempivano sempre la casa, agevolando il cerchez la femme del fratello. Chiara era arrivata come stratagemma di adescamento di un’amica comune. Al gruppo degli adoratori non venne mai ammessa perché Varano non tollerava i  Bach ed i Saint-Exupéry adorati dalla Gamberale che invece era convinta che per lui come per me, l’unico rimedio all’esistenza sembrava essere la scrittura. Varano aveva a riguardo tutt’altre idee, considerava la Gamberale, al meglio, patetica, sentimentale, superficiale, chiedendosi se lei l’avesse capito. La sua Musa adolescenziale era però un’altra. Come ricorda Varano…lei  invano a persuadermi … a preferire non Sabrina che è pienotta    ogni formosa una così ai suoi occhi era     ma piuttosto alle montagne la pianura  pur se lei vent’anni fa non mi piaceva

Un adulto superficiale interpreterebbe con un sorriso la cosa come una gran cotta, che a quanto pare durò molto. Il sospetto fondato dell’atroce verità ha dato il via a un racconto unilaterale, forte della notorietà ereditata e acquisita, completamente fake. Chi ora dunque difenderà la privacy e la correttezza di un ritratto del poeta? Nessuno; l’editoria ringrazia la prolificità letteraria femminile (che al contrario della natalità va); buona metà delle vendite sono letteratura rosa. La Gamberale ne ha scritti 14 di libri; a parte i citati, sono Arrivano i pagliacci, La zona cieca, Una passione sinistra, Le luci nelle case degli altri, L’amore quando c’era, Quattro etti d’amore, grazie, Per dieci minuti. Avrò cura di te, Adesso, Qualcosa, L’isola dell’abbandono, pubblicati dai migliori editori (2 volte Marsilio e Longanesi, 3 Bompiani e Mondadori, 4 Feltrinelli).

Malgrado l‘insignificanza, la notorietà del nome, i romanzi, i gradi da Dams, il ritratto da boralevi giovane, senza il carattere e la stoccata di quella che è comunque una diva locale della penna, hanno dato alla Nostra un certo successo, consumatosi nella Tv  dello scorso decennio. Restano rubriche, presidenze letterarie, premi, comparsate sempre possibili nei talk quando vi sia bisogno di una voce educata, banale  e corretta in più, con la consueta anodina moderazione. Anche una Vip di terzo livello può trattare da straccio il quidam qualunque; anche quando siano palesi lo sfruttamento ed il furto intellettuali; anche quando vi sia ammissione della superiorità del quidam. I quali non hanno le opportunità dei salotti De Stael dove cotte e amorazzi di corpose signore a loro modo promuovevano cultura. Imperituro resta io so io e voi no siete un cazzo coniugato al femminile.

Restano al quidam possibili solo le Pasquinate; dileggi, non spasimi di antico amore.

chiamo Chiara dopo anni e squilla a vuoto a me neanche quando in odio il mondo ho avuto e tutti fuori da una camera tenevo accadde mai di non risponderle al telefono\\ è da Chiara un’altra essere su face book le ho chiesto inutilmente il suo nickname e talvolta parlo in chat con un fake e come un tarlo ho dentro il dubbio che sia lei\\c’incontravamo io e Chiara ai giardinetti  dove avevano la casa i genitori  se per vivere bisogna che dimentichi il suo cuore è come un inceneritore\\senza me ha trovato oasi alberate la mia voce è come il vento del deserto che la cui sabbiosa musica sentendo la farebbe credere Chiara \\un conto è ciò che la persona è nel rapporto un altro è quello che il dolore è nella lacrima ho supposto che di Chiara c’è la prima ne sgorgasse in automatico il secondo. A proposito, come il mare in un bicchiere ha un significato gnostico, di rischio di perdita d’anima; non quello sbeccato della Gamberale o il battesimo pagano della Lacedra; ma questa è un’altra storia.

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