I sette punti di Sala sono la sintesi del suo fallimento
Beppe Sala non sa se si ricandida, ma intanto ipoteca il futuro di Milano e della sinistra. Lo ha fatto qualche giorno fa lanciando sette punti per il rilancio della città. Tralasciando la scorrettezza metodologica di uno che non sa cosa farà la mattina dopo ma appare determinato a decidere cosa faremo noi tra cinque anni, i sette punti citati sono un capolavoro di faccia di bronzo. Ci aiuta ad analizzarli il sempre attento consigliere Municipale Franco Vassallo, del Municipio 7.
La metropoli dei quartieri
“Sala parla di Quartieri e non di Municipi, perché questi ultimi non li ha mai ascoltati o filati di pezza. Esempio recente la querelle col Municipio 4, che aveva dato parere negativo ad una pista ciclabile, col Comune che procedeva come se nulla fosse. Solo un esempio, ma replicabile applciandolo ad ogni ente che abbia un colore diverso dall’amministrazione di Palazzo Marino. Ecco perché i Quartieri: come enti non esistono, sono gruppi di cittadini facilmente sdoppiabili e sostituibili da amici che ti diano sempre ragione nei momenti importanti. In sostanza, Sala non vuole cittadini, ma compagni fidati che lodino la sua amministrazione anche dove non si sia mai vista, tipo la periferia”.
-In transizione ambientale
“L’Area B è spenta, le piste ciclabili sono riuscite a replicare il traffico pre lockdown con il 20% delle macchine in meno e le Aree 30 all’ora stanno intasando le strade. Pensavamo che questo disastro fosse compiuto, ma evidentemnte è solo l’inizio. È solo l’inizio se non li fermiamo subito, ovviamente”.
-Una città in salute
“Sala decida una volte per tutte: la sanità è materia Regionale, come ha ripetuto ogni giorno durante il lockdown, oppure è una cosa che può fare anche lui? Sempre che abbiamo inteso correttamente cosa voglia dire e non si stia cercando di fare una supercazzola olistica per cui se hai due giardini (in mano agli spacciatori in più) in più nel quartiere allora automaticamente vivi in maniera più sana. Beppe sarebbe anche in grado di produrre una cosa del genere, dopotutto”.
-Smart&working
“Ma Sala non era quello che voleva che i dipendenti tornassero in ufficio sennò i bar chiudevano? Ma si può fare una riflessione seria su un argomento tanto complesso (che il suo governo ha reso obbligatorio, peraltro, senza discussione tra lavoratore e proprietario) partendo da questi presupposti? Lo smart working, che poi è per la maggior parte solo telelavoro, è la sfida del millennio. Noi lo stiamo invece affrontando come se fosse un problema di flussi di traffico in Area C. Ah, ovviamente, non finirà mai abbastanza presto questa moda imbruttita delle cose scritte a caso. Smart&Working non vuol dire assolutamente nulla. Meno marketing e più risultati non farebbero male alla città in questo momento.”
-Il bisogno di Milano
“Un nuovo sindaco, Beppe, un nuovo sindaco”.
-Nascere, crescere e vivere a Milano
“Aggiungerei nascere, crescere e vivere a Milano fuori dalla Cerchia dei Navigli essendo Italiani. Dopo cinque anni di totale disinteresse per la famiglia bisogna andare a prendere i voti degli oratori e Sala si riscopre strenuo sostenitore della natalità e dei problemi delle famiglie. Cinque anni passati a dipingere arcobaleni forse gli hanno fatto capire il senso delle priorità?”
-Una città che crea, sa e forma
“E perde studenti ed università, che qualcuno (si veda Città Studi) voleva sostituire con i resti di barconi affondati. Una giunta in crisi di idee sta realizzando che senza i 100 mila studenti fuorisede Milano perde il 10% della sua popolazione e rischia la stagnazione. Solo che è un filino tardi, l’arrivo della didattica a distanza ha messo in discussione il modello urbanistico di una città di affittacamere ed oggi è troppo tardi per trovare soluzioni alternative. In definitva, una Giunta abituata a vivere di idee altrui è arrivata al traguardo senza idee e senza sogni. E chiede a noi di darglieli. Imbarazzante credo sia l’aggettivo più gentile che si possa formulare”.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,