Sabato prossimo a Roma marceranno sfidando le norme sulle mascherine ed il ridicolo, i sovranisti. Obiettivo: abbattere il neoliberismo in Italia e tornare ad uno stato investitore. Nei giorni scorsi la polemica tra Borghi Aquilani e Giorgetti ha raggiunto nuove ed inesplorate vette. Il primo, infatti, ritiene che sia molto meglio essere comunisti che democristiani. Domenica è stata firmata l’enciclica Fratelli Tutti. In una nota stampa si ribadisce che il mercato non risolve tutti i nostri problemi e che il Covid ha, invece, spazzato via le nostre certezze in merito.
Questo, amici cari, è il vero pensiero unico. Il pensiero unico, nel senso che è la vulgata che va da Salvini a Speranza, è che il mercato abbia fallito, il neoliberismo avanzi incontrastato è solo un robusto intervento statale possa salvarci. Ma è così? O forse, invece, solo la libertà economica può permettere a questo paese di rialzarsi? Domande lecite, quando da Fusaro al Papa si accusa il neoliberismo di atroci disastri. Intanto, una precisazione: in questo paese il liberismo non lo abbiamo mai avuto. C’è stato qualche bagliore a fine anni 90 e poi qualche timido efficientamento del mercato del lavoro e di alcuni settori. Fine.
E dove è stato applicato ha funzionato. Siamo il paese Europeo che per più tempo ha avuto le tariffe telefoniche più vantaggiose in Europa. Anche oggi si paga davvero poco in confronto a molti altri. Abbiamo goduto di alcuni decenni di disoccupazione abbastanza bassa con i contratti di lavoro a tempo determinato. Ma ovviamente la cosa non piaceva ai sindacati. E così si è tornati indietro. Risultato? Disoccupazione in doppia cifra e recupero lentissimo dalla crisi. Due esempi presi dal mazzo e senza numeri, che ci dicono una cosa: non importa assolutamente nulla che una ricetta funzioni.
Al nostro paese non interessano minimamente i risultati. Quello che importa è la tranquillità. Siamo un paese che punta ad una placida, pur povera esistenza. Vivere in una jungla di tariffe dove si deve pensare costantemente a cosa conviene è stressante. Cambiare lavoro ogni sei mesi è stressante. Sapere che tuo figlio non è sistemato a vita alle poste è intollerabile. Vogliamo stabilità e soldi facili. Il resto lo lasciamo agli Yankee. La proprietà privata? Per carità, va difesa. Meglio avere le forze dell’ordine più numerose dell’occidente (per 100000 abitanti) e chiederne ancora. E se nonc i piacciono i poliziotti, riduciamo i confini della proprietà privata.
Le tasse sono una cosa bellissima, disse il paese in cui metà della popolazione di tasse campa. Pagarle è sacrosanto, disse il paese con cinque milioni di soggetti che pagano per tutti gli altri. Il neoliberismo è un pericolo, disse la nazione dove la libertà è una minaccia per circa l’80% delle persone che, poste di fronte ad essa, dovrebbero modificare radicalmente il proprio stile di vita. Questa la situazione. Il pensiero unico esiste, è forte e si chiama statalismo. Il 90% delle forze politiche ci si riconosce. Qualche bagliore di resistenza talvolta nasce. E muore nello spazio di un mattino.
Lottare contro di esso diventa, quindi, una responsabilità individuale. Perché, come recita la canzone Scotland the Brave, nella versione di John McDermott, la libertà in Italia non spiri tra mollezze e sospiri.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,