E’ il valzer delle mascherine che sono ritornate in massa e impongono la loro legge condivisa da molti perché è è prudente, perché i luminari del virus confermano che il momento è grave, perché la comunità Italia deve dare prova di responsabilità e di buon senso. Detto questo come tutti sanno i contagiati presentano un picco preoccupante, ma dare una parte di responsabilità ai migranti, non si può, non è politicamente corretto. E si possono, dopo un anno, cancellare decreti firmati e controfirmati dagli stessi che oggi li considerano inopportuni, al grido “Saniamo questa vergogna: No alla emarginazione, no al razzismo”.
I porti più che aperti sono invitanti, accoglienti, sempre disponibili. Ma il bon ton non attiene al comportamento degli ospiti spesso clandestini che danno fuoco a centri d’accoglienza, fuggono e non possono essere controllati, aggrediscono i poliziotti e poi, liberi in giro per l’Italia, si aggregano alle bande del malaffare. E minacciano la morte per uno smartphone, sanno mentire in modo pietistico, fanno valere la legge della violenza.
Ma perché questa folle corsa a cancellare i decreti Salvini che, comunque, potevano essere un deterrente per le varie ONG figlie di un traffico di scafisti che ben poco ha a che fare con la fuga per motivi umanitari. Oggi sappiamo che le leggi in mano alla sinistra se sgradite diventano carta straccia, perché i “rossi”non conoscono l’obiettivitàe si uniformano ad un pensiero unico di carità pelosa che non conosce il buon senso. I giornali di sinistra non sprecano un rigo per far vedere l’inferno in alcuni porti, non ammettono che anche i migranti possono essere portatori di virus, che, abbandonati come invisibili, vivacchiano in barba alle leggi italiane.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano