È giunto ormai il momento di elevare un monumento a Silvio Berlusconi. Non per motivi politici, non per quel che fece come presidente del Consiglio, leader del centro-destra, imprenditore, comunicatore, presidente del Milan, su cui i giudizi sono controversi, e ciascuno resti nel suo. Ma dal punto di vista umano, strettamente personale, psico-fisico.
Ora che ha compiuto 84 anni, Berlusconi va celebrato come un eroe della resistenza. Non quella storica e partigiana, s’intende, ma della resistenza umana. Nessun organismo vivente avrebbe potuto resistere, abbozzando pure un finto sorriso, a tutti gli assalti che si sono abbattuti e concentrati su di lui e così a lungo. Da quasi trent’anni Berlusconi è investito da un odio politico, sociale, giudiziario, imprenditoriale, sportivo, sessuale, sanitario e da una serie di calamità naturali e patologiche, attacchi alla salute, che non hanno precedenti per intensità, durata e diversità di piani; ricordano davvero le dieci piaghe bibliche d’Egitto. Con la sola differenza che in questo caso si concentrano tutte sul faraone, anziché spargersi sul popolo d’Egitto.
Riavvolgete il nastro dell’epoca berlusconiana e ripercorrete velocemente a ritroso le piaghe che il Cavaliere ha dovuto sopportare, mantenendo inalterato l’ottimismo e incrollabile l’autostima, anzi l’autoadorazione.
Per anni ha polarizzato l’odio sfuso della società italiana, l’anticapitalismo assai diffuso nel nostro Paese catto-comunista si è concentrato e convertito in odio ad personam, su misura per lui; la sinistra stringeva patti col capitalismo e offriva in pasto alla plebe un solo Ricco, un solo Padrone, reputandolo una via di mezzo tra un magnate e un magnaccia, un corruttore universale. Per decenni pool di magistrati, squadre di inquirenti e di spioni lo hanno setacciato, pedinato, intercettato, processato, condannato, ridotto ai servizi sociali, umiliato quasi a pulire i cessi, per veri, verosimili e presunti capi d’accusa. Per anni la sua vita intima, privata, sessuale, è stata intercettata e mandata in mondovisione, letteralmente sputtanata; inscenando spettacoli planetari di bungabunga. Per anni i problemi italiani erano ridotti a tre o quattro, tutti attinenti la vita intima di Berlusconi: ma se la fa davvero con le minorenni, ma paga le ospiti o fa solo regali, ma si serve di miracolose protesi, ponti levatoi, pompette prodigiose oppure no, è tutta roba sua? E su queste spinose questioni non c’era crisi economica mondiale che tenesse; la politica, il governo, la magistratura, i media erano raccolti al capezzale di Berlusconi o sotto il lettone, come le spie e gli orinali. Per anni la giustizia ha lasciato inevasi migliaia di processi, indagini e condanne, ma Berlusconi no, andava esaminato pelo per pelo e offerto al ludibrio del mondo, salvo poi dire che infangava l’Italia. Intere coalizioni, gruppi editoriali, piccoli giornali di piccoli sciacalli, hanno campato sull’antiberlusconismo; per anni, vorrei dire per millenni considerando il passaggio dal secondo al terzo millennio.
Record di perquisizioni da supercriminale, ogni malefatta era la sua. Berlusconi è stato appeso per i tacchi a Piazzale Loreto, per anni, e scorticato vivo. Ma poi è sceso, si è tolto la polvere e si è messo il cerone, ha rimesso gli alzatacchi e ha ripreso a berlusconeggiare.
Berlusconi è stato condannato a pagamenti milionari a De Benedetti, alla sua ex moglie Veronica Lario, che avrebbero mandato ai pazzi o in crisi chiunque. E lui stesso ha aggiunto a suo carico interi stock di odalische, olgettine, famigli, papponi, parassiti cortigiani ed ex fidanzate, liquidate alla grande. È stato aggredito e vituperato in tutti i modi, gli hanno spaccato persino un duomo in faccia, a Milano, e lui ha esibito il suo volto sanguinante salendo sul predellino dell’auto. Ha subito attacchi imprenditoriali di ogni tipo, assalti finanziari – l’ultimo è Vivendi – ha intrapreso guerre difensive e personali contro il mondo, ha avuto a un certo punto l’Europa contro, la Merkel e Sarkozy, la troika, le agenzie di rating, e ogni genere di stregoneria. Alcuni alleati lo hanno accoltellato alle spalle, un paio di presidenti della repubblica hanno tramato contro di lui. Ma Berlusconi non ha ricambiato l’odio, anzi con alcuni ha ripreso a trescare, con altri ha dimenticato. E oggi non pochi nemici di ieri lo riabilitano, lo corteggiano, lo blandiscono.
Grande impresario di tv e di consensi, i suoi governi non hanno lasciato opere memorabili e nemmeno danni irreparabili, come paventavano i nemici; non ha fatto la rivoluzione liberale che aveva annunciato, da anni va a zig zag e fa tripli giochi; ha per primo lanciato in Italia il populismo antipolitico, da lui derivano il grillismo, il renzismo e il piacionismo di sua vantità Conte; le sue tv hanno veicolato consumi, banalità e americanizzazione. Ma è l’inaffondabile ercolino sempre in piedi. Un prodigio di persistenza.
Ha avuto anche terribili mazzate alla salute, la prostata, i tumori, le complicanze. Da ultimo ha subito pure un violento attacco di covid, su cui non ha mancato di vantarsi anche della disgrazia, dicendo che il suo virus era il più potente di tutti. Nella tempesta ha mantenuto il sorriso, ha preservato la sua generosità, non ha perso la voglia di scherzare e di sedurre. Sarà un uomo di plastica, tra lifting e altro; avrà fondato un partito di plastica, come si dice da anni. Ma è indistruttibile come la plastica, non biodegradabile. E ha un cuore grande, quasi quanto l’Ego. Non passerà alla storia come statista ma nel guinness dei primati per la resistenza a ogni sinistro.
Marcello Veneziani
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