Dalle cinque alle dieci diffide per ogni scuola, portando il totale nell’ordine delle centinaia. Sono le lettere arrivate a diverse scuole della provincia di Treviso, in Veneto, da parte di genitori di studenti che non permettono di eseguire i test rapidi ai propri ‘pargoli’.
Il caso è stato denunciato oggi da Il Gazzettino. Il riferimento è al protocollo disposto dalla Regione guidata dal leghista Luca Zaia che, in caso di contagio in classe, prevedere di eseguire test rapidi per evitare così lunghe quarantene agli studenti negativi al Coronavirus.
Eppure sarebbero centinaia, racconta Il Riformista, le diffide arrivate alle scuole, un documento praticamente standardizzato in cui si legge questa motivazione: “Essendo l’esercente della responsabilità genitoriale, e non essendoci alcun consenso informato, nego la mia autorizzazione e vi diffido all’esecuzione di qualsiasi atto o procedura sanitaria nei confronti di mio figlio”.
Il quotidiano veneto fa quindi un esplicito riferimento ad un nutrito gruppo di no-vax nella Marca trevigiana, ma va anche sottolineato che in questa storia non si sta parlando neanche lontanamente di vaccinazione, ad oggi impossibile perché nessun vaccino anti-Covid è ancora pronto. Il ‘no’ dei genitori riguarda dei semplici test rapidi che servono per garantire lo svolgimento delle lezioni in sicurezza.
C’è però chi non si piega alla deriva no-vax. Sempre Il Gazzettino riporta l’episodio di uno studente, già maggiorenne e per questo responsabile rispetto al trattamento sanitario, nonostante il rifiuto espresso con la diffida dei genitori ha deciso di effettuare lo stesso il test rapido, un gesto per proteggere la salute dei suoi stessi compagni di classe.
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