Grazie anche a Sala la produttività a Milano sta diventando povertà

Milano

“Milano non si ferma” , ricordate? Ma oggi si spera che fermi la corsa verso un baratro che fa tornare al pettine i nodi di superficialità evidenziati da misure restrittive necessarie, ma che ricordano la visione supponente di un Sindaco spesso imprudente.

“La sicurezza sanitaria pubblica è la priorità assoluta, ma le nuove restrizioni rischiano di mettere definitivamente in ginocchio il sistema delle PMI italiane. Da qui a Natale sono in gioco oltre 270 miliardi di consumi ed i limiti imposti agli esercenti, oltre ad avvantaggiare le piattaforme online, porteranno alla scomparsa di migliaia di attività e posti di lavoro.  Le restrizioni d’orario, che in una città come Milano impattano in maniera particolare, devono essere assolutamente controbilanciate da misure di supporto economico”. Così Andrea Painini, presidente di Confesercenti Milano – Lodi – Monza Brianza. Ma, rileva Il Giornale, “Se poi si aggiungono anche scelte decisamente discutibili da parte di chi guida una città e che si abbattono sui negozi, allora ecco servita la tempesta perfetta.

“Avanti di questo passo, oltre al bollettino dei contagi dovremo aggiornare la conta delle saracinesche abbassate per la chiusura delle attività”, ha avvertito Gabriel Meghnagi, presidente dell’associazione Ascobaires di Confcommercio, in un colloquio con Libero. A cosa si riferisce? Semplice. In nome di un estremismo ambientalista del tutto discutibile, soprattutto in questa fase storica, il Comune di Milano invece di aiutare chi è in difficoltà impone ai negozianti nuove e costose regole da seguire. L’amministrazione guidata da Giuseppe Sala ha inviato ai commercianti una nota con la quale li invita a dotarsi, entro febbraio del prossimo anno, delle barriere taglia aria, se vogliono tenere le porte aperte delle loro attività. Una mossa che segue i dettami della politica verde, da tempo stella polare dell’amministrazione, che ha partorito le piste ciclabili

E’ chiaro che il traffico turistico non c’è e il florido mondo alberghiero sta crollando. La Milano impaurita di oggi non è l’EXPO. Dopo la caduta dei prezzi di agosto, precipitano anche a settembre le tariffe alberghiere. Questa volta a spiccare è il dato di Milano, che registra un crollo dei prezzi degli alloggi del 20,2% rispetto a settembre 2019 (in agosto erano invece saliti del 2,1% su base annua), evidentemente per la mancanza di convegni, fiere, congressi, grandi eventi fieristici e convention aziendali che in passato si tenevano al rientro dalle ferie. E’ il quadro fornito dall’Unione Nazionale Consumatori, che ha elaborato i dati Istat dell’inflazione di settembre resi noti ieri e stilato la classifica delle città e delle regioni che hanno registrato i maggiori ribassi annui per quanto riguarda i servizi di alloggio.

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