C’è un blog di Giulia Rodano che si definisce un Travet della politica, illuminante e lucido sui Trasporti. La visione di chi scrive ha il sano pragmatismo che dimostra la mancanza di buon senso e di attenzione degli amministratori in questo periodo di pandemia. E’ una visione della situazione nazionale, ma che vista su Milano, fa esplodere la cecità e l’ideologia tout court di Sala e compagni. “In questi giorni emerge l’ennesima emergenza prodotta dal Covid, anche questa prevedibile e già ampiamente prevista e annunciata. I trasporti pubblici non bastano, non sono sufficienti, troppo pochi e affollati, soprattutto nelle ore di punta. Lo erano già prima della pandemia. Ma prima creavano solo disagio e rabbia in quanti erano costretti a servirsene. Oggi invece quegli stessi treni e quegli stessi autobus diventano sedi di possibile contagio, di diffusione del virus, rendono difficile la tanto cercata convivenza con il virus. Quello che però veramente colpisce è il modo in cui si è affrontato il problema nei mesi scorsi e ancora si pensa di affrontarlo. Nei mesi scorsi, quando si procedeva alla progressiva riapertura delle attività, si è deciso di limitare al 50% dei posti disponibili la capienza dei mezzi. Segno evidente che la pericolosità potenziale della permanenza su mezzi pubblici affollati era ben presente sia ai tecnici che agli amministratori. Poi, a scuole funzionanti, ad attività completamente riaperte, vista la difficoltà degli spostamenti per milioni di cittadini, si è deciso di aumentare la possibilità di occupazione dei posti all’80%. Come era immaginabile prevedere, oggi i trasporti sono diventati un problema per il controllo dell’epidemia.
Ma ancora oggi, pervicacemente, le uniche soluzioni che si cercano sono quelle rivolte a diminuire la presenza sui bus e sui treni: vengono proposti gli orari sfalsati per le scuole, l’insegnamento e il lavoro a distanza, e infine di nuovo la riduzione della capienza, per poter ridurre l’afflusso sui mezzi. Il tutto nella beata inconsapevolezza del peso che simili scelte scaricano sui cittadini e in particolare sulle donne….L’unica opzione che non viene presa in considerazione è quella dell’aumento del numero dei mezzi e delle corse, almeno nelle ora di punta. Eppure non dovrebbe essere difficile costruire accordi con le società dei pullman turistici, oggi fermi, o utilizzare, in via straordinaria i mezzi dell’esercito….Tutto si può fare, insomma, almeno così sembra, ma non aumentare i servizi pubblici direttamente gestiti, tutto si può fare, ma non aumentare i dipendenti dei servizi pubblici…” A questo punto la genialata di Sala è sconcertante: usare monopattini e biciclette? Prefigurare una città che va al lavoro o a scuola con una mobilità forzata e ora, sempre di più con l’avvento della brutta stagione? Il blog continua “Si può spendere per sostenere l’acquisto di monopattini, di biciclette, che per altro hanno anche una bella immagine green. Si possono distribuire bonus alle categorie in difficoltà. Ma non si può spendere per rafforzare i servizi pubblici, per assumere il personale che manca, per accrescere i servizi…” Sì, si sono trovati i soldi per potenziare e saturare, a Milano, le strade con bici e monopattini, fino ad oggi produttori di caos e incidenti, ma che cosa si è risolto con una rivoluzione obbligata nel vivere sociale? Si è evidenziato che la “mobilità” di Sala non guarisce le difficoltà di chi opera in città.