Analisi: crisi sociale ed economica. Parlano Casini e Cacciari

Attualità

Pier Ferdinando Casini rilascia un’intervista a La Stampa e con lucidità fotografa la situazione invocando un tavolo anche con l’opposizione: «Era tutto purtroppo largamente prevedibile e quando qualcuno, come il sottoscritto, mesi fa preannunciò quello che sta capitando in queste ore (compreso il malumore sociale verso il governo) fu sommerso da sorrisi e scetticismo…Ripeto, era tutto drammaticamente prevedibile a partire dalla saturazione dei trasporti locali (che sono l’unico mezzo con cui portare i ragazzi a scuola e la gente al lavoro) fino alla mancanza di personale nelle strutture sanitarie: è inutile dotare gli ospedali di nuovi posti di terapia intensiva se poi non ci sono infermieri qualificati e medici che possono far funzionare quei reparti…I nodi sono venuti al pettine e naturalmente sono partite le manifestazioni di malumore delle categorie. Molti vanno capiti: se uno ha speso migliaia di curo per organizzare il ristorante garantendo il distanziamento sociale e oggi si trova a dover chiudere, è chiaro che non possono bastargli le promesse di indennizzo. Ma alle rimostranze dei lavoratori onesti si aggiungono le manifestazioni fomentate dalla criminalità…La situazione è esplosiva, e a questo si somma una prospettiva devastante e cioè il rischio che di qui a poco i contagi raddoppino con la conseguenza che la pressione sul sistema sanitario diventi ingestibile…Le cose da fare sono due. La prima: di fronte a cittadini così disorientati la politica deve capire che lo scaricabarile non serve, le Regioni non si salvano la coscienza addossando le responsabilità al governo e viceversa. La risposta pubblica deve essere una e una sola: mi piacerebbe vedere di fianco a Conte, alla prossima conferenza stampa, il presidente delle Regioni e qualche sindaco».  E decisivo è   «Serve un tavolo permanente tra maggioranza e opposizione. Si parla sempre della necessità di procedere assieme nei momenti di emergenza. Se non ora quando? Noi invece continuiamo a dare uno spettacolo pessimo, quello di uno sfogatoio in Parlamento e nei talk show, come se la prospettiva di guadagnare l’1% fosse più importante dell’impegno di salvare il Paese».

Massimo Cacciari, da parte sua, analizzando quanto succede dichiara a Repubblica “Ciò che è stato fatto non può essere cancellato ma neppure quello che non è stato fatto può esser fatto quando ormai è troppo tardi. Sul latte non versato è inutile piangere quanto su quello versato. La seconda ondata era prevedibilissima e occorrevano più strutture di terapia intensiva, più medici e infermieri, indirizzi precisi per medici di base e sanità sul territorio. Sono responsabilità politiche che non si possono dimenticare. E responsabilità tutta politica è quella per cui, malgrado le esperienze della scorsa primavera, siamo punto e capo nello sconquasso istituzionale dei rapporti tra Amministrazioni locali, Regioni e Governo. So bene che tale sconquasso ha cause storiche, affonda nel fallimento di ogni serio disegno federalista in questo Paese ma almeno un “chiarimento”, onde evitare il ripetersi di scene penose, sarebbe stato, penso, legittimo aspettarselo. Ora l’ombra della crisi si allunga ben oltre la questione nuovi lockdown sì o nuovi lockdown no. È crisi economica che innesca colossali problemi di ordine sociale. Il nostro futuro si gioca intorno al modo in cui verranno affrontati. Forse non è troppo tardi per rimediare a forme di “comunicazione” che inducono a comportamenti del tutto irrazionali. … La crisi esaspera, e non solo da noi, contraddizioni e disuguaglianze tra settori economici e ceti sociali fino a generare ingiustizie intollerabili per un regime democratico. Se un Governo (democratico, appunto) non combatte questa tendenza con la massima decisione, la crisi è destinata a esplodere e questo Governo a fallire.

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