Gallera: non troviamo medici, non si presentano a bandi: il tema è nazionale

Lombardia

“Oggi non troviamo medici, noi i bandi li facciamo da giugno sui medici, sugli infermieri e sulle Usca, ma non si presentano”. Lo ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, durante il convegno “Servizio sanitario regionale: una riforma da riformare?” organizzato da Anaao-Assomed Lombardia dedicato alla riforma del sistema sanitario lombardo a cinque anni dalla Legge regionale 23 del 2015. “Quelli che si presentano – ha continuato – sono quelli che ‘rubiamo dal sociosanitario’, che decidono di venire ad avere un’assunzione a tempo indeterminato nel pubblico piuttosto che lavorare in maniera più precaria nel sociosanitario, questo è il dato di fatto vero. Nel 2017 le richieste di fabbisogno di Regione Lombardia erano di 1.600 borse nelle scuole di specializzazione e ne sono state autorizzate dal governo 960”. “Il tema della medicina del territorio è un problema enorme, ma lo è livello nazionale. Il Covid ci ha fatto capire che la sanità è un investimento, che non si può pensare di garantire una qualità della salute tagliando ma bisogna farlo investendo e io difendo un regionalismo che è sempre stato più avanti perché ha sempre dato delle risposte. Abbiamo bisogno di cambiare completamente passo a livello nazionale, investimenti veri sulla sanità, mettere al centro i problemi veri”. Lo ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, durante il convegno “Servizio sanitario regionale: una riforma da riformare?” organizzato da Anaao-Assomed Lombardia dedicato alla riforma del sistema sanitario lombardo a cinque anni da quella del 2015 con la Legge regionale 23. 

“Il Covid, soprattutto in quel momento ma è quello che ahimè stiamo vedendo nella seconda ondata, non è legato al tema dei medici di medicina generale. Il Covid ci ha sbattuto in faccia con grande violenza la grande mediocrità delle politiche nazionali sanitarie dal 2010 a oggi. Questa è la realtà” ha ribadito Gallera. “Quello che io rimprovero alla Legge 23 è di essere stata da questo punto di vista poco realizzata ma eccessivamente ambiziosa. Non aveva fatto i conti con i paletti nazionali invalicabili che abbiamo di fronte” ha aggiunto osservando che “il fondo sanitario nazionale è passato dal 7,3% del Pil al 6,6% dal 2011 a oggi, ha avuto un taglio virtuale di 37 miliardi in questi anni. Abbiamo avuto pochi soldi e c’è stata una riduzione o un non incremento delle borse di specializzazione, tant’è che oggi noi non troviamo i medici”. “Il tema del territorio è nazionale, che non si dica che nella prima fase della pandemia Covid è emersa incapacità di gestione del territorio della Regione Lombardia e dei suoi dipartimenti di prevenzione. Dire che non c’era un’organizzazione tempestiva, efficace, concreta sul tema del contact tracing e della capacità di mobilitarsi non è vero dal punto di vista dei numeri. Tantomeno è vero il fatto che la medicina generale della Lombardia non sia stata in grado di gestire la pandemia a febbraio. Questo perché la pandemia si è sviluppata a febbraio e marzo nelle province di Cremona, Lodi, Bergamo e Piacenza e i livelli di ospedalizzazione di Bergamo e di Piacenza sono identici”.

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