“Vess milanes voeur di senti Milan / senti i odor de fumm e de carbon / che vegnen su in di so strad quand in autunn / insemma con la nebbia se messeden…” Perché Milano bisogna “Amalla insci me l’è / ardent e capricciosa / stracolma de rancor / felice e generosa / Passà con lee i bei not in compagnia / vedella disperada o in allegria / cognos de lee i umor e i atteggiament / averghela nel coeur tutt i moment”. (Nino Rossi)
E’ orgoglio milanese schiacciato da un’ansia devastante e da speranze ingoiate a stento. La nostalgia e la rabbia, ognuno, con le proprie cicatrici, a volte si rifugia in un sogno da rinnovare. Scrivevo “C’era una strada e c’era una musica e c’era un profumo di primavera, quando camminavo per Milano senza meta, con il piacere di fare due passi, con l’emozione della scoperta, la promessa di una vita da vivere come fosse un’infinità di ciliegie da mordere e da gustare, rosse e gustose, il sole negli occhi, le mani a stringere i desideri. Milano mi scaldava il cuore ammiccante e altera, ruffiana e tenera, celando un’umanità imprevista, accarezzando quelle voglie più ardite, Milano diventava la mia amante segreta. E imparai presto ad amarla per quella che è, una città da svelare nelle sue bellezze nascoste, nel vociare di certi vicoli di quartiere, nelle sue ballate dialettali, nella generosità della sua gente. Milano che sapeva tacere le sue virtù, che giocava a sorprenderti se la cercavi nei suoi profumi, che sapeva cantare la sua fierezza, che si lasciava conquistare.”
Ed ora che Milano è piegata e sembra soffocare, non può far morire la sua identità.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano