Anticipi del sabato, partono Crotone e Atalanta, partita vivace e primo tempo con bergamaschi in vantaggio 2-1 (poi risultato finale), ma non senza fatica. I gol scaturiscono da una doppietta di Muriel, al 26′ e al 38′, a seguito di due buoni suggerimenti di Freuler e Malinowskyi. Il Crotone però riesce a rendere faticosa la manovra atalantina, grazie ad una disposizione tattica di difesa quasi a uomo, che con pressing e raddoppi rallenta le trame avversarie. Il doppio svantaggio sembra fiaccare leggermente il Crotone, che tuttavia riesce a trovare il guizzo per accorciare le distanze al 40 ‘ con Simy, rialzando la testa in vista del secondo tempo. E la ripresa si riconferma vivace, sostanzialmente corretta, ma senza conclusioni efficaci da entrambe le parti, se si eccettua un rischio corso dall’Atalanta al 63′ quando Mojica sbaglia, arretrando lungo la fascia laterale e passando letteralmente palla a Messias, che entra in area, evita anche Sportiello e viene stoppato da Freuler un attimo prima del tiro a porta vuota. Altri tentativi infruttuosi dell’Atalanta con Zapata e Ilicic, ancora piuttosto incerto e lontano dai suoi standard dopo il periodo di depressione che lo aveva a lungo bloccato di recente. Quindi partita che si conclude senza altri squilli, e Atalanta che si porta a casa una vittoria per restare a contatto con le prime. Crotone che ha messo in mostra una buona organizzazione di gioco, anche se non dispone di elementi di spicco in fase realizzativa.
Secondo scontro della serata di sabato, a S.Siro di scena l’Inter e il Parma, che alla fine si dividono la posta, 2-2, con brivido da parte dell’Inter. Ancora problemi per la squadra di Conte, che oltre agli indisponibili Skriniar, Bastoni e Sanchez non schiera nemmeno il suo punto di riferimento maggiore, Lukaku, incappato nel primo leggero infortunio stagionale (risentimento muscolare). Largo alla panchina, quindi, con Eriksen, Ranocchia, Kolarov a tentare di non far rimpiangere gli assenti. Tentativo alla fine fallito, perché la squadra di Conte è apparsa subito sofferente per la mancanza del suo faro avanzato, Lukaku. L’intesa tra Eriksen e Lautaro è apparsa tutt’altro che brillante, e nonostante la buona partenza e una grossa occasione nei primi minuti per Perisic, (solo davanti a Sepe tira alto sulla traversa), il chiaro predominio territoriale e il possesso palla prolungato, l’Inter non riesce a bucare la difesa emiliana. Non solo, ma ripetendo clamorosi errori già visti in queste prime partite di campionato e Champions, addirittura riesce ad andare sotto di 2 gol con Gervinho (46′ e 62′) , che imbeccato a sorpresa nelle 2 uniche azioni d’attacco del Parma, beffa Handanovic prima al volo poi con un tunnel, solo a tu per tu col portiere. Ma subito dopo lo 0-2 l’Inter finalmente si scuote con Brozovic, appena entrato, che infila di precisione su appoggio di Barella, e l’Inter riprende a cercare il recupero almeno del pareggio. Recrimina apparentemente con ragione per un placcaggio in piena area ai danni di Perisic, su cui incredibilmente l’arbitro non va nemmeno a consultare la VAR. Il rigore appariva netto, ma si riprende a giocare e il portiere del Parma Sepe compie un miracoloso salvataggio su incornata da pochi passi di Ranocchia, ripetendosi pochi minuti più tardi su Hakimi, ed evitando per la seconda volta il pareggio dell’Inter. Che però arriva ugualmente, in pieno recupero (92′) è Perisic a infilare di testa la porta del Parma, su punizione di Kolarov, e pochi secondi dopo l’Inter sfiora anche la vittoria sul filo di lana, con una testata di Vidal che finisce a fil di palo. Rimane un pari che premia il Parma forse oltre i meriti, ottenendo il risultato in pratica con 2 tiri in porta. Inter da rivedere urgentemente in quel reparto che, fin dall’inizio del campionato, è parso il tallone d’Achille della squadra vanificando quanto di buono riusciva a concretizzare l’attacco. E dietro l’angolo, esattamente martedì, appare l’ombra minacciosa del Real Madrid, che a dispetto delle ultime esibizioni in coppa è sempre temibile avversario. Riuscirà Conte a rimettere assieme i cocci di un’Inter che sembra non sapersi più difendere, quando l’avversario affonda le ripartenze?
Chiude la serata un animato confronto tra Bologna e Cagliari, partita divertente e dai ritmi a tratti indiavolati, dove gli emiliani tornano alla vittoria con un 3-2 in rimonta, portandosi a 6 punti. Sardi in vantaggio due volte, prima con João Pedro al 15′, poi con Simeone al 47′ dopo il momentaneo 1-1 firmato Barrow 2 minuti prima. L’ex Atalantino, scatenato, metterà il suo autografo sulla rimonta bolognese al 56′, dopo il 2-2 firmato Soriano al 52′.
Il giovane nigeriano, già alla corte di Mihailovic lo scorso anno, sembra intenzionato a mettere una ipoteca molto seria sul suo futuro, con prestazioni brillanti e, come in questa partita, segnando 2 gol pregevoli e sfiorandone altri, evitati solo da gran parate di Cragno.
Domenica alle 12,30 anticipo tra Udinese e Milan.
La squadra di Pioli batte 2-1 l’Udinese in una partita sostanzialmente equilibrata, e prosegue la sua corsa in vetta alla classifica con il quinto successo in 6 giornate. Chi mai poteva essere l’artefice di un gol rocambolesco e acrobatico che decide la sfida della Dacia Arena? Sempre lui, Zlatan Ibrahimovic, con una prodezza sottoporta in rovesciata, e colpendo anche male il pallone che rimbalza a terra e inganna anche il portiere all’83’, dopo i gol di Kessie e De Paul (su rigore). Lo svedese, al 7° gol stagionale in Serie A, entra così nella storia del Milan, dopo essere entrato in quella dell’Inter oltre 12 anni prima: prima di lui, solo Shevchenko era riuscito a segnare almeno un gol per 6 giornate di fila nell’era dei tre punti. Partita in salita per i rossoneri, davanti ad un’Udinese ben organizzata e tutt’altro che guardinga o intimorita. Il gol di Kessie al 18′ non produce alcun effetto depressivo ai friulani, che si battono con energia e replicano, riuscendo a creare non di rado grattacapi alla difesa milanista, fallendo però in fase conclusiva per qualche errore di mira. Arriva anche il pareggio al 48′, non demeritato, grazie ad un rigore per evidente fallo di Romagnoli su Pussetto lanciato in area. Ripresa vivace con gioco che si snoda in diverse zone del campo, ma le difese delle due squadre sono attente e non concedono all’avversario di arrivare con facilità in zona tiro. Sul risultato di 1-1 si sarebbe potuto concludere un match tutto sommato di buon livello per entrambe, ma l’Udinese non ha Ibrahimovic… e questo non è un dettaglio di poco conto, per giustificare una sconfitta sul piano qualitativo.
A Cesena, campo provvisorio dello Spezia, c’è la Juventus di fronte ai liguri neopromossi. In cerca di riscatto dopo le prestazioni piuttosto incerte degli ultimi incontri, la squadra di Pirlo si affida al ritorno di Dybala e tiene inizialmente in panchina Ronaldo. Ma Dybala non è ispirato, la manovra offensiva si inceppa. Dalla panchina, dopo 19 giorni di assenza causa Covid, CR7 la risolve in poco più di 2 minuti riporta in vantaggio e risveglia i Campioni d’Italia assopiti dopo un primo tempo chiuso in parità, 1-1 con vantaggio di Morata al 14′ e gol di Pobega al 32′ per il provvisorio pareggio che dura fino al 60′ quando Ronaldo, in campo da appena 2 minuti, entra in tap in su azione di Morata e porta in vantaggio i bianconeri.
5 minuti dopo ci sarebbe il nuovo pareggio dello Spezia, Agudelo mette in rete dopo una parata di Buffon, ma la sua posizione viene giudicata irregolare, gol annullato. Nemmeno il tempo di riprovarci, e la Juventus va ancora a segno con Rabiot su servizio di Chiesa, partita virtualmente chiusa ma non nel punteggio. Al 76′ infatti, Chiesa viene steso in area da Bartolomei, e Ronaldo realizza la sua personale doppietta grazie al rigore assegnato dall’arbitro, fissando il risultato sul 4-1 per i bianconeri. Juventus che si rilancia nella corsa alla vetta, portandosi a 4 lunghezze dal Milan capolista.
Fuochi d’artificio nel finale della partita dell’Olimpico-Grande Torino, dove appunto il Torino e la Lazio si scambiano raffiche di colpi con risultato in bilico fino al fischio finale, che sancisce una incredibile vittoria laziale per 4-3. Le danze iniziano con la Lazio avanti al 15′ con Pereira, pareggia subito il Toro con Bremer al 19′ e va in vantaggio al 25′ con Belotti su rigore. Raggiunti nuovamente dopo 4 minuti della ripresa dal gol di Milinkovic S., i granata hanno al 55′ una colossale occasione per riportarsi avanti, ma Verdi centra il palo a porta vuota. Si rifanno all’87’ con Lukic, che beffa Hoedt su una rimessa laterale, cattura il pallone e va in gol scartando anche Reina. Sembra fatta per il Toro, ma il finale scoppiettante è invece laziale: al 95′ rigore di Immobile e Lazio di nuovo in pari, ma al fischio finale la beffa per il Torino quando Caicedo raccoglie gli esiti di una punizione a centrocampo, e infila in rete sotto le gambe di Sirigu. Gli uomini di Giampaolo (ormai incerta la sua panchina) restano così ancorati sul fondo della classifica a 1 punto. Lazio che, dopo una settimana difficilissima (tra impegno Champions e problemi con le tante assenze) balza così a quota 10.
Partita movimentata sui due fronti al S.Paolo di Napoli, tra gli azzurri di Gattuso e il Sassuolo, ma niente gol fino al 60′ quando Locatelli porta in vantaggio gli emiliani con un rigore causato da Di Lorenzo su Raspadori. L’arbitro Mariani verifica alla VAR e concede il penalty, che Locatelli non fallisce. Reagisce il Napoli alla ricerca del pareggio, ma non è semplice trovare varchi nella munita difesa del Sassuolo. La trincea emiliana regge fino al 90′ e anche oltre, rischia il pari soltanto al 91′ quando Osimhen colpisce di testa e il pallone, di rimbalzo sulla traversa, viene ribattuto in rete da Manolas. Ma il nigeriano viene colto dal VAR in posizione di fuorigioco, appena percettibile, all’inizio dell’azione su punizione, e il gol viene annullato. I 6 minuti di recupero iniziali diventano così 7, e quando ne mancano soltanto due il Sassuolo clamorosamente raddoppia con Lopez, che si invola sulla sinistra e scarta mezza difesa del Napoli mettendo in rete nonostante il goffo tentativo di Ospina prima, e dell’ultimo difensore poi, che da dentro la porta non riesce a ribattere! Incredibile vittoria 2-0 del Sassuolo e Napoli avvilito in casa, che cade dopo 5 vittorie ottenute sul campo e una sola sconfitta (per ora a tavolino) contro la Juventus.
Dopo il Napoli, cade all’Olimpico la Fiorentina ad opera di una Roma non trascendentale, ma concreta quanto basta per aver ragione di una viola senza costrutto, ad eccezione dei primi 10 minuti.
Finisce 2-0 per i giallorossi, ma per la squadra di Iachini avrebbe potuto essere ben più popolato il tabellino dei gol al passivo . La Fiorentina infatti sopravvive inizialmente grazie a una certa imprecisione della Roma ed alle parate del suo portiere Dragowski, che evitano un gap maggiore. La Fiorentina va effettivamente in campo apparendo in visibile confusione tattica e, a parte i primi 10 minuti, dal gol in poi pare calar la nebbia sull’intera squadra. Ed è di Spinazzola la prima botta al 12’, e Pedro la replica impietosamente a 20 minuti dalla fine. I toscani hanno provato più volte a mischiar le carte: prima senza punte e con Ribery e Callejon davanti, finale con Cutrone e Vlahovic sugli esterni in un 3-4-3 poco credibile. Iachini rimane obiettivamente a rischio esonero, e gongola invece Fonseca che, nonostante i ribaltoni nella formazione nell’undici iniziale (ben 8 cambi) rispetto al match di Europa League della sua Roma, incassa punti e affianca l’Inter a quota 11.
Ultime a scendere in campo questa domenica, le liguri nel “derby della lanterna“, Sampdoria e Genoa.
Finisce senza vinti né vincitori, 1-1 finale che scontenta forse più la Sampdoria, col pensiero rivolto al possibile aggancio del terzo posto. Molto agonismo in campo, come nelle previsioni, ma senza eccessi né cattiverie anche se nel taccuino dell’arbitro finiscono in 6 (5 per la Samp e 1 per il Genoa). I gol, al 23′ vantaggio Samp con Jankto, che riceve un buon assist da Ramirez, si accentra e scaraventa in rete dal limite. Dura però lo spazio di 5 minuti il vantaggio doriano, perché al 28′ Scamacca raccoglie una sponda di Lerager, entra in area e batte il portiere doriano con una bella girata, imparabile. Un altro derby senza una componente essenziale dello spettacolo: il pubblico, assente il quale si percepisce un vuoto che rende quasi insensata la stessa definizione di spettacolo: per chi? I giocatori in campo sembrano essersi assuefatti all’anomalia, anche perché per la loro quasi totalità lo sport è una professione, forse ancor più che passione. Ma siamo certi che il giorno in cui torneranno a sentire il boato della folla, anche il loro animo tornerà a scaldarsi col calore del vero sport.
Lunedi alle 20,45 il posticipo di questa sesta giornata, tra H.Verona e Benevento.
Arrivederci alla settima!