Assolto (finalmente) il soldato Markiv

Cronaca

Assolto (finalmente) il soldato Markiv

Non ha ucciso nessuno Vitaly Markiv. E a dirlo non siamo più solo noi, romantici liberali che credono ancora e nonostante tutto nello stato di diritto. Ora lo dice anche la giustizia Italiana, incarnata nella Corte d’Appello di Milano che ieri ha ribaltato la sentenza di primo grado del Giudice di Pavia che aveva condannato il giovane milite Ucraino a 24 anni di carcere per l’omicidio del reporter Andrea Rocchelli. Forse non conosceremo mai il nome del killer di Rocchelli, ma sicuramente sapremo di non avere incarcerato un innocente.

Sul tema raccogliamo le dichiarazioni del consigliere di municipio 7 Franco Vassallo che si è sempre battuto a favore del ragazzo:

“Oggi restituiamo un marito ad una moglie, un padre a due bambine, un soldato all’Europa ed un patriota all’Italia. È un giorno di felicità, all’indomani di una sentenza che ripara una ferita allo stato di diritto, prima di tutto. E poi ad un giovane che nulla di sbagliato aveva fatto, se non rispondere al suo dovere di uomo e di soldati di difendere la Patria invasa.

Qualcuno potrà pensare che nel 2020 siano valori fuori corso, ma chiunque ami la propria terra sa che non è vero. Così come chiunque ami la giustizia, sa che oggi è un buon giorno. La condanna in primo grado, ottenuta grazie ad un generale fraintendimento di prove, scenario e testimonianze era una ferita al sistema giudiziario che per fortuna è stata sanata. Resta il cordoglio per la famiglia Rocchelli, ma una condanna ingiusta nulla avrebbe potuto per attenuarlo.

Ora speriamo che lo Stato Italiano riconosca l’errore e cessi questa campagna. Lasciamo tornare Vitaly a casa da una famiglia che lo ama e che ne sente forte la mancanza. Lasciamo riposare Rocchelli, caduto eroicamente nell’adempimento del suo dovere di cronista. E concentriamoci su altro. Non prima, sia chiaro, che l’ingiusta detenzione sia risarcita al soldato Markiv.

Almeno in questo, piccolo gesto, l’Italia deve dimostrarsi all’altezza della sua storia di culla del diritto.”

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