Colletta alimentare. «Un appuntamento rinnovato con nuove modalità per abbracciare la povertà”

Cronaca

Torna uno dei più importanti gesti di carità del Paese. Cambia la forma per il Covid, ma non la sostanza e l’impegno dei volontari. Come? Parla Giovanni Bruno, presidente del Banco Alimentare.

«Nel clima di incertezza in cui si vive, vogliamo dare un segnale nel segno della costruttività: la Giornata nazionale della Colletta Alimentare si farà anche quest’anno. Cambiano le modalità, rimane la sostanza. E aumenta il livello della sfida con cui misurarsi, perché sarà tutto meno scontato e più responsabilizzante». Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare, guarda all’appuntamento del 28 novembre come a una grande occasione in cui si può andare ancora più al fondo del significato di un gesto che coinvolge milioni di persone. E che oltre al suo valore economico (nel 2019 sono state raccolte 8.100 tonnellate di alimenti) porta con sé una grande valenza educativa.
Come si svolgerà la Colletta 2020?
Le circostanze ci inducono a cambiare le modalità della raccolta per garantire il massimo della sicurezza. Potremmo parlare di una Colletta “dematerializzata”: le persone saranno invitate non ad acquistare generi alimentari, ma delle card disponibili alle casse dei supermercati e corrispondenti a determinate quantità di un paniere di prodotti. Hanno il valore di 2, 5 o 10 euro e possono essere comprate già da ora sul nostro sito. Quest’anno c’è un’altra novità: anche se la Giornata della Colletta Alimentare rimane fissata come da tradizione per l’ultimo sabato di novembre (il 28), le card saranno disponibili nei supermercati anche prima e dopo, dal 21 novembre all’8 dicembre. 

Quindi niente sacchetti, niente volantini, niente furgoni per trasportare gli scatoloni ai magazzini?
Per motivi di sicurezza sanitaria non ci saranno passaggi di mano in mano di confezioni di cibo né distribuzione di sacchetti da utilizzare per la raccolta o di volantini. Il valore delle card vendute verrà trasformato in cibo e consegnato alle sedi locali di tutti i nostri Banchi, che poi, come di consueto, lo consegneranno alle realtà caritative che aiutano le persone bisognose.

L’anno scorso hanno partecipato alla Colletta 145mila volontari. Stavolta, con queste modalità, ne serviranno molti di meno…
Il giorno della Colletta i volontari saranno in numero molto limitato, 2 o 3 persone per turno, all’esterno dei supermercati per invitare a donare chi entra, spiegando la particolare modalità determinata dalle regole vigenti. Dovranno essere esclusivamente maggiorenni ed è opportuno scoraggiare la partecipazione di persone anziane, che sono più a rischio. Ma tutto ciò non si traduce affatto in una diminuzione dei volontari. Al contrario, ne serviranno tantissimi.
In che senso? Cosa dovrebbero fare, visto che non potranno essere presenti per raccogliere il cibo donato?
Per il buon esito del gesto sarà fondamentale far conoscere in maniera agile come partecipare alla Colletta e diffondere nei giorni precedenti le nuove modalità di svolgimento tra amici, colleghi di lavoro, compagni di scuola, parenti. Serve un passaparola che raggiunga il maggior numero di persone. Viene messa in gioco la responsabilità e la creatività di ciascuno che può tradursi in dialoghi verbali, email, messaggi WhatsApp, video sui social e tutto ciò che può aiutare a diffondere l’iniziativa. È anche un’occasione per conoscere e far conoscere come lavora il Banco Alimentare, e sul nostro sito se ne può trovare ampia documentazione. Quest’anno, ancora più che in passato, ognuno può diventare protagonista in prima persona. La possibilità di trasformare una circostanza sfavorevole in una opportunità di novità sta solamente in noi. Come ci ricorda papa Francesco, «da una crisi non si esce uguali a prima, si esce migliori o peggiori. E la solidarietà è una strada per uscire migliori». 

Qual è stato l’impatto della pandemia da coronavirus sull’attività del Banco Alimentare?
È sotto gli occhi di tutti che il bisogno è aumentato e continua ad aumentare. Lo dicono i numeri. E lo rende evidente l’esperienza quotidiana di quanti fanno i conti con la perdita del lavoro e con una precarietà crescente. Da parte nostra abbiano fatto appello alle aziende del comparto agroalimentare per ricevere – oltre alle eccedenze di prodotto che per varie ragioni vanno smaltite – vere e proprie donazioni e c’è stata una risposta significativa. Sull’altro versante, registriamo un aumento delle richieste di aiuto al quale cerchiamo di rispondere. Le nostre sedi presenti in ogni regione italiana, dove per tutto l’anno prestano servizio 1.900 volontari, aiutano 8mila strutture caritative (centri Caritas, mense per i poveri, Banchi di solidarietà e molte altre realtà, 500 in più rispetto al periodo pre-Covid). Nel 2019 abbiamo raggiunto 1 milione e mezzo di persone, ora sono diventate 2 milioni 100mila. 
Chi come voi opera per combattere la povertà alimentare incontra spesso una povertà più profonda, che riguarda tutte le dimensioni dell’esistenza.
La crisi sanitaria e quella economico-sociale che la accompagnano hanno fatto emergere la fragilità che abita nel cuore delle persone. Nel nostro lavoro ci rendiamo conto che, come ci diceva un francescano, chi cerca da mangiare non ha soltanto fame. La domanda di cibo è un’esigenza primaria dietro la quale sta la ricerca di qualcosa che sia capace di reggere l’urto della vita. E di questo abbiamo tutti bisogno, come abbiamo bisogno di un abbraccio di misericordia. Nel messaggio per la Giornata del povero, papa Francesco ricorda che «non ci si improvvisa strumenti di misericordia. È necessario un allenamento quotidiano, che parte dalla consapevolezza di quanto noi per primi abbiamo bisogno di una mano tesa verso di noi». In questo senso la Giornata della Colletta è una grande occasione – sia per chi dona, sia per chi la propone – per andare a fondo di un gesto che educa alla carità e ne testimonia la valenza anche civile. In un momento in cui si rischia di rimanere condizionati dalla paura e dalla logica del “si salvi chi può”, ci misuriamo con una frase che da sempre esprime il valore di questo gesto, ma che adesso è ancora più sfidante: «Condividere i bisogni per condividere il senso della vita». I tempi duri che stiamo attraversando sono un’occasione per andare a fondo di ciò che tiene in piedi la nostra esistenza e per verificare come questo è proponibile a tutti, attraverso le modalità di un gesto che parla il linguaggio elementare del dono.

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