Il nuovo presidente degli Stati Uniti JoeBiden, non ancora riconosciuto dal presidente uscente Donald Trump, parla ufficialmente alla Nazione dal palco di Wilmington, nel Delaware, e chiarisce quale sarà il suo primo atto “ufficioso” da capo della Casa Bianca: “Lunedì presenterò una task force di scienziati contro Covid. Il piano sarà costruito sulla base della scienza e sulla compassione, empatia e preoccupazione”. Parole che rappresentano l’incubo diventato realtà per Trump, che aveva contestato a Biden la volontà di “bloccare il Paese” nella lotta al coronavirus. E parole che ricordano pericolosamente, per gli americani, l’enfasi tra il burocratico e il democristiano di Giuseppe Conte. Non il miglior viatico per i prossimi cruciali mesi. (Agenzia Vista)
Nonostante le mani sporche di sangue del maresciallo, Biden era deliziato di essere stato invitato dopo il funerale nella residenza di Tito a Spalato nel 1979. E lo ha ricordato in un discorso ufficiale da vice di Barack Obama a Belgrado il 19 agosto 2016. Non solo per Biden era stato “uno degli incontri più affascinanti che abbia mai avuto in vita mia”. Il numero due della Casa Bianca ha aggiunto che “eravamo seduti a un tavolino della sala da pranzo (….)”, come vecchi amiconi, anche se Tito si è macchiato di crimini di guerra. L’allora vicepresidente ricorda che il maresciallo parlava di “Joseph Stalin e Franklin Roosevelt. È stato come se la storia prendesse vita. Quella era la mia prima visita. E da allora sono stato qui diverse volte”. Senza mai denunciare i crimini di Tito, come le foibe, nei confronti del suo popolo e degli italiani. Al contrario nel 2007, Biden, nel suo libro Promesse da mantenere scriveva: ”Dal 1945 al 1980, Josip Broz Tito ha governato la Jugoslavia con personalità, determinazione e un’efficiente polizia segreta. L’astuto vecchio comunista mantenne insieme una federazione etnicamente e religiosamente mista”. E ancora: “Ci è voluto un certo genio per tenere insieme quella federazione multietnica e quel genio in particolare era Tito”. (Il Giornale)
“Disoccupazione alta, precarizzazione economica delle classi lavoratrici, perdita di reddito, ma soprattutto di status sociale, di vastissimi settori di ceto medio sono la destabilizzazione impressionante della base materiale su cui si regge la stessa idea di democrazia rappresentativa”, scrive Massimo Cacciari a commento del voto americano per l’elezione di JoeBiden alla Casa Bianca. La sua è un’analisi profonda, che ancora il pensiero ai capisaldi della democrazia civile in una società intrinsicamente fragile, dove “se il pluriverso del lavoro dipendente, delle professioni, del ceto medio vede minacciata la propria stabilità e vanificarsi le prospettive di crescita del proprio benessere (non solo, e forse neppure prioritariamente, sotto il profilo economico), è impossibile funzioni quella ‘virtù’ di moderazione e giusto compromesso che regge la politica democratica”.
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