Cultura e spettacolo dal vivo sono senz’altro tra i settori più colpiti dalla pandemia. Con il decreto Ristori, il governo ha messo qualche pezza qua e là. Poca roba, niente di strategico. Perciò, oggi, ho chiesto e ottenuto di integrare il parere della Settima commissione con i seguenti punti:
-Potenziare il fondo di garanzia per consentire alle imprese culturali e creative di accedere al credito.
-Defiscalizzare il consumo culturale (cura dell’anima) come avviene per i farmaci (cura del corpo).
-Dare attuazione alla norma che prevede di stanziare a favore della Cultura il 2% degli investimenti pubblici.
-Eliminare il tetto al tax credit ed estenderne i benefici ai settori oggi esclusi (per esempio, il teatro).
-Estendere il credito di imposta allo spettacolo dal vivo.
-Portare l’IVA sui prodotti musicali dal 22 al 4% come avviene per i libri.
-Aggiornare una volta per tutte i codici Ateco per comprendere nei benefici di legge le tante, troppe categorie professionali oggi escluse.
-Risolvere l’annoso problema del pagamento diretto agli artisti della “copia privata”.
-Tutelare maggiormente i lavoratori intermittenti del mondo dello spettacolo.
Gli operatori della Cultura chiedono al ministero dei Beni culturali l’istituzionalizzazione di un tavolo di confronto permanente al fine di calibrare gli interventi del governo sui reali bisogni delle categorie colpite. Franceschini se ne infischia. Ho proposto di istituzionalizzare quel tavolo presso la Settima commissione. Sarebbe anche un modo per riaffermare la centralità del Parlamento.
Andrea Cangini senatore Forza Italia
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