Posti letto disponibili per tutti i pazienti? Forse, ma senza personale per assisterli
No, non va tutto bene. Anche se negli ospedali in Italia non si è ancora arrivati alla saturazione, come ha ribadito Arcuri durante la trasmissione Che tempo che fa, la carenza di infermieri e personale sanitario in generale è ormai una realtà drammatica, soprattutto nelle strutture di Milano e hinterland. Perché se manca il corretto rapporto numerico personale sanitario-paziente, chi ci rimette è il diritto alla salute dei cittadini
16 novembre 2020 – Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, ieri sera alla trasmissione “Che tempo che fa” ha parlato di numeri relativi alla situazione degli ospedali italiani. La pressione sulle terapie intensive non c’è, così come non c’è negli altri reparti, ha sottolineato Arcuri. “Certo che i posti di terapia intensiva non sono ancora del tutto occupati – e ci mancherebbe in una seconda ondata! – ma al numero dei letti e dei ventilatori deve corrispondere un numero preciso di personale che oggi non c’è” sottolinea Mimma Sternativo, segretario generale di Fials Milano Area Metropolitana, il sindacato indipendente delle categorie professionali della Sanità. “Potranno anche esserci i letti, i caschi, le attrezzature, ma se non ci sono i professionisti in grado di gestirli, siamo sempre allo stesso punto. Se manca il personale, sicuramente non saremo in grado di curare tutti. A peggiorare le cose, i casi in aumento del contagio tra professionisti”.
A Milano gli ospedali sono sotto pressione
Affermare inoltre che negli ospedali non ci sia pressione non solo è falso, ma è anche ingiusto nei confronti di medici, infermieri, Oss, tecnici, fisioterapisti e altri che ogni giorno devono assistere decine di pazienti, almeno per quanto riguarda Milano e la relativa area metropolitana. “Abbiamo numeri simili a quelli della prima ondata e abbiamo visto tutti le immagini delle ambulanze in fila fuori dagli ospedali della città: i colleghi dei pronto soccorso in questi giorni stanno assistendo anche 90-100 pazienti contemporaneamente, alcuni addirittura intubati in corridoio o ventilati con i caschi Cpap” aggiunge Sternativo. E non è corretto nemmeno sostenere che i pronto soccorso siano sotto pressione perché “intasati” di persone potenzialmente positive a caccia di un tampone. “Si eviti il negazionismo politico e si parli chiaro. La seconda ondata emergenziale è sì differente dalla prima, ma non in termini numerici. Semplicemente il setting di cura pare essersi spostato dalle terapie intensive ai reparti di bassa e media intensità e ancor di più sul territorio (ancora troppo impreparato). Oggi il problema più grande è drenare i pronto soccorso con l’apertura di questi reparti, in cui oltre al posto letto ci deve essere il corretto rapporto numerico personale sanitario-paziente. Aprire i reparti per poi avere due infermieri e un Oss per trenta pazienti o inviare personale dai vari ospedali cittadini a quello allestito in Fiera non fa che depauperare organici già striminziti a discapito di un’assistenza di qualità” affermano dal sindacato. “Sappiamo bene che la nostra professione è in prima linea: vogliamo solo essere nella condizione di lavorare in sicurezza per garantire il diritto alla salute per tutti. Con i numeri del contagio alle stelle, e una simile scarsità di personale, neppure un supereroe dei film americani potrebbe salvarci”.
Chi è FIALS
L’Organizzazione Sindacale Fials (Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità) nasce nel 1972. Oggi è un’associazione trasversale alle forze politiche, che agisce a partire dalle esigenze quotidiane dei singoli lavoratori della sanità, pubblica e privata, quarta per rappresentatività. FIALS Milano Area Metropolitana è una realtà in continua crescita, che rappresenta oltre 2.500 iscritti della sanità pubblica e privata. Attraverso trattative e relazioni in tutte le aziende di Milano e hinterland svolge un importante ruolo di protezione di tutti i lavoratori della Sanità (infermieri, Oss, amministrativi, tecnici…)
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