Sono fratelli elettivi, uno elegante, presenzialista, accentratore. L’altro burbero, tranchant, autoreferenziale. Sono Massimo Galli e Gino Strada. Non servono presentazioni, sono notissimi, hanno straparlato con veemenza contro avversari che non avevano le loro stesse idee, hanno pontificato esprimendo la loro verità, ma hanno in comune quel vezzo tanto valorizzato a sinistra, del politicamente corretto. E il politicamente corretto ha le parole catastrofiche di Galli e l’apertura senza limiti e senza buon senso all’immigrazione tout court. Dopo il pasticcio del Governo sulla nomina del Commissario in Calabria e, non prendiamoci in giro, ma è stata una pagina politica avvilente e di miseria politica, è evidente lo scollamento del Governo dalla realtà e il disaccordo interno sempre latente. E chi è stato il maggior sponsor di Strada? Galli naturalmente che esulta in diretta ad Agorà, il programma in onda su Rai 3. “Faccio i miei migliori auguri ad un amico e a una persona che stimo – dice a Luisella Costamagna, conduttrice del programma -. Eravamo compagni di università, si tratta di un lavoro difficile. Già bisogna trasferire l’esperienza di Gino e della sua organizzazione in un intervento del genere.”
Non ho sentito di recente Fabio Fazio, sinistra doc, ma sarà entusiasta. Relaziona Il Giornale “A giugno 2018 spiega che a 70 anni «non pensavo più di vedere ministri razzisti o sbirri alla guida del mio Paese», sei mesi più tardi definisce il governo «una banda dove una metà sono fascisti e l’altra metà coglioni», E ora sarà felice E ancora su Salvini e sul suo predecessore Minniti, Strada azzarda il paragone che aveva riservato a Bush: «Entrambi spiega – condividono una pratica: si possono anche sacrificare vite umane rispetto a una priorità: l’impenetrabilità dei nostri confini. Non è così lontano dall’idea della Fortezza Europa di Adolf Hitler». Ma sarà felice: gli sbarchi sono aumentati, si parla di sanatoria, gli immigrati fanno la loro traversata cantando e ballando. Dopo l’ascesa di Strada, anche per Galli una carriera di politico di razza potrà arrivare fra un anno, quando andrà in pensione. La strada è spianata anche per quella Kultura che li accomuna, così cara al PD.
«Sono sempre stato di sinistra in vita mia. Nel 1968 avevo diciassette anni e, come tanti miei coetanei, ho fatto parte di una cultura che non rinnego nemmeno per un pezzettino». Lo ha rivelato dal suo posto di lavoro preferito, un salotto televisivo, Massimo Galli. Anche questa appartenenza e formazione li rende fratelli elettivi.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano