Giorni di nebbia, quasi un simbolo dell’autunno milanese, una memoria che ritorna per ricordare il trascorrere del tempo. Dovrebbe terminare oggi, secondo il meteo. Dovrebbe segnare un periodo, breve o lungo non so, di maggiore limpidezza. Purtroppo la nebbia politica sta percorrendo un tempo che sembra non finire mai, con lampi e fulmini imprevedibili e deflagranti, voluti da chi può: leggi regole, restrizioni, multe da capogiro…E davanti a imposizioni che inginocchiano famiglie, individui, bambini è devastante vedere infittirsi la nebbia politica.
Questo blocco che annulla il calore umano, potenzia la solitudine, è il controcanto di una società e di una città che sembrano non saper pensare. E il rimpianto di una scighera affettuosa che avvolgeva sentimenti e comunicazioni nelle case calde e ricche di piccoli o grandi progetti di Natale. Diventa stucchevole e inutile il pronostico: si festeggerà il Natale? L’unica voce che rompe le indecisioni, le contraddizioni, la mancanza di programmazione è la rabbia di chi vuol lavorare, produrre. Ed è un’aspirazione piccola, elementare, quasi scontata. Ma la nebbia politica ha rallentato la chiarezza delle idee, delle cose da fare. E, senza essere monotona, ma la nebbia in cui vivono rom e immigrati, dà la misura di una libertà anche di contagio, inqualificabile.
Com’era bella la scighera che custodiva anche i sogni!

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano