L’ipotesi che Forza Italia “appoggi” l’attuale esecutivo Conte in questo difficile contesto causato dalla pandemia, come affermato la scorsa settimana da Silvio Berlusconi, ha fatto immediatamente irrigidire i “giustizialisti” di casa nostra.
Piercamillo Davigo, in una intervista a La7, ha sostanzialmente detto che Berlusconi (condannato per evasione fiscale) in un Paese normale sarebbe fuori dalla politica. Benissimo.
Perché l’Italia, allora, non è un Paese normale e difficilmente lo diventerà?
Un motivo è certamente la scarsa credibilità di una parte della magistratura, soprattutto quella più politicizzata.
L’opinione pubblica, che ha continuato a votare Berlusconi nonostante i processi in corso, è sempre rimasta nauseata dalla continua campagna di aggressione mediatica che il leader FI ha subito in questi anni attraverso la violazione continua del segreto istruttorio. Vedasi, ad esempio, le intercettazioni del processo Ruby, conclusosi con la completa assoluzione di Berlusconi.
Ma chi sono i protagonisti di questa situazione?
I magistrati politicizzati, appunto, e i giornalisti altrettanto politicizzati.
Soggetti con chiari obiettivi politici, ma “irresponsabili” perché “non responsabili” di fronte all’elettorato.
Renzi, travolto anch’egli dalle inchieste giudiziarie sulla Fondazione Open e dal conseguente assalto mediatico, ha deciso ieri di creare un sito internet, www.guerraarenzi.it per reagire a questa deriva dello Stato di diritto.
Se Berlusconi ha sempre accusato gli ex alleati Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini di avergli impedito di riformare la giustizia, Renzi che da segretario arrivò ad avere il 40% dei voti a chi darà invece la colpa?
Nato a Roma, laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche,
ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente collabora con il Dipartimento Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli in tema di diritto alimentare su riviste di settore. Partecipa alla realizzazione di seminari e tavole rotonde nell’ambito del One Health Approach. E’ giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.