Sala propone di lavorare “insieme”, ma a chi?

Milano

Insieme”, la parola magica che si rincorre nei discorsi politici, che racconta volontà e collaborazione. Auspicare che si possa realizzare “insieme” una rinascita è bello, produttivo, probabilmente indispensabile. Sala ha scoperto la parola, dopo 4 anni di amministrazione, ma non è ancora dimostrabile quanto il significato possa rientrare nel suo. Il Covid è stato indubbiamente un bagno di umiltà, a voler imparare da questa terribile esperienza, la consapevolezza dei propri limiti, la misura del fattibile, oggi.

“ Dobbiamo lavorare più insieme, soprattutto chi fa politica deve trasferire nel suo modo di essere questa idea di fare insieme. Io sono al vostro fianco, ma solo insieme arriveremo a costruire una Milano che sarà meglio di quella di prima”. Lo ha detto il sindaco Giuseppe Sala, intervenendo ieri pomeriggio con un videomessaggio all’inaugurazione dell’anno accademico 2020-2021 dell’università Bicocca. L’ha detto in un ambiente elitario, chiedendo partecipazione. Ma “insieme” comprende altri mondi, altre fasce di società. I tavoli di esperti predisposti per rinforzare le sue visioni, non bastano. Occorre sporcarsi le mani e le scarpe, ripensare ad una giustizia sociale che non si esaurisce con i pacchi a domicilio, anche se utilissimi in questo periodo. “Insieme” fino ad ora significa imporre, senza considerare le ricadute, i pareri dei cittadini interessati. Ma che “insieme” è, se scriveva “poi decido io e tiro dritto”? Se l’illogicità del suo piano sulla mobilità e l’urbanistica tattica sembrano un gigantesco Luna Park? “Insieme” significa non dimenticare nessuno.

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