Milano: che abisso tra il “modello” Pillitteri e il “modello” Sala!

Milano

Tutti alla corte di Paolo Pillitteri nel giorno del suo compleanno: 80 anni sono una tappa per avere una visione lucida di Milano, della politica, delle cose regredite o incompiute. E le interviste sono numerose, la chiarezza delle idee è evidente, i ricordi circostanziati. Il percorso  politico e personale di Paolo (Gian Paolo) Pillitteri coincide in larga parte con quello del socialismo milanese. È stato sindaco di Milano dal 1986, succedendo a Carlo Tognoli, al ’92, e deputato del Psi. Giornalista e critico cinematografico, è condirettore de L’Opinione delle libertà. Qui, le affermazioni più incisive:  «Tendo a confondere Pillitteri 80 con Milano ’80. Come per un meccanismo identificativo. In quegli anni Milano dimenticò le tristezze del decennio precedente e ritrovò la sua anima. Fu una capitale e lo fu per due fenomeni concomitanti, insieme con il trionfo del design e del Made in Italy: la moda, che aveva dietro la grande produzione del tessile, e la televisione privata, che comportò il lancio della pubblicità. Era la Milano dove un giorno ho visto Armani che allestiva la vetrina. Dove sono venuti il Dalai Lama, Gorbačëv, il principe Carlo d’Inghilterra. Dove ho accompagnato in Duomo Burt Lancaster che stava interpretando il cardinale Federigo nei Promessi sposi». (Il Giorno)

«Meglio la Milano da bere che la Milano da pedalare» «La città ritrovi il suo spirito di Capitale trainante». Paolo Pillitteri, ex sindaco dal 1986 al 1992, compie ottant’anni: ha guidato la “Milano da bere”, stagione irripetibile vista oggi con occhio nostalgico dai più. «Milano risolva il nodo dei trasporti. Serve un piano di parcheggi sotterranei, non si cambia una città con le ciclabili….Certo! Dopo l’Expo Milano aveva riconquistato un suo ruolo internazionale, oggi serve una spinta per ripartire. Con tutto il rispetto per Roma, città bellissima che mi piace molto, è Milano che deve trainare il nostro Paese». Successore di Carlo Tognoli, Pillitteri portò avanti i lavori della linea M3 della metropolitana, divenne protagonista di uno sfogo memorabile contro i tranvieri di Milano e traghettò la città prima in alleanza con la Dc e poi con il Pci. Da allora sono passati trent’anni, ma crede ancora nella forza di Milano. «Sono convinto che la città supererà anche questa crisi e tornerà ad essere la guida dell’Italia». (Libero)

Da ex sindaco di Milano qual è il suo giudizio su Beppe Sala? «Gli darei un 6 meno meno. La sanità è di competenza regionale. Certo, ha un po’ la fissa delle piste ciclabili e dei monopattini che, anziché snellire, rischiano di complicare il traffico». È appena stato varato un nuovo dpcm… Lei avrebbe riaperto la scuola o i teatri e i cinema, i ristoranti e le palestre? «Avrei riaperto i teatri e i cinema, dove il distanziamento è controllato e garantito. Ristoranti, scuole e palestre ancora no». (La Verità)

“I dpcm si susseguono per conquistare visibilità e centralità. Tanto più ora che il consenso cala. Le promesse esagerate diventeranno un boomerang. Quest’estate, invece di programmare con i pieni poteri servizi sanitari adeguati, dai tamponi ai vaccini antinfluenzali, ci si è cullati sull’illusione di essere un modello». Alcuni protagonisti e sponsor del governo sono sfiorati da inchieste giudiziarie: Matteo Renzi, Beppe Grillo, lo stesso Conte. Meglio tenersi stretto il partito dei magistrati? «Prendiamo atto che la magistratura ha fatto fuori diversi presidenti del consiglio: Giulio Andreotti, Craxi, Silvio Berlusconi, Renzi e ora tenta anche con Matteo Salvini. Gli esponenti dell’attuale governo dovrebbero riconoscere che cavalcando le istanze anti casta hanno prodotto un’altra casta, quella dei giudici. Si è parlato per anni della riforma della giustizia, dalla separazione delle carriere all’errore giudiziario, senza mai fare nulla. E ora c’è una casta che agisce sopra la politica»….Il nuovo premier? «Basta che sia l’opposto di Conte, cioè essere capace di prendere decisioni e fare i fatti». Modello Craxi? «In un certo senso, ma adeguato ai tempi». Dovrebbe saper tenere a bada l’Unione europea? «Certo. Noi furbi italiani siamo convinti che l’Europa sia un bancomat. Se alla fine dovesse darci le centinaia di miliardi di cui si parla, chi sarà in grado di gestirli?». Servirebbe una forte leadership per la rinascita: nomi? «Per la ricostruzione non basterà un Conte 3, 4 o 5. Serve il leader del nuovo Piano Marshall, ma di De Gasperi in giro non ne vedo. Forse non trascurerei Giorgetti, uno coerente e con idee precise. Anche se non si chiama Alcide». (La Verità)

2 thoughts on “Milano: che abisso tra il “modello” Pillitteri e il “modello” Sala!

  1. Non si puo paragonare il modello Sala (d’aspetto) con Pillitteri. Milano negli anni ’80 ’90 era un’altra cosa. Solo un esempio: concerti top di ogni tipo di musica gratis o a prezzo politico. Ora, dopo la crisi del 2009, mai superata, la città si regge sulle pizze e sulle stelle elargite con magnanimità a millemila chef trentenni. E se vuoi fruire di qualche valida esibizione devi pagare caro. Ma è anche vero che di Boulez o di Stockhausen non se ne vedono in giro. Che tristezza…

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