Sala non fa il presepe a Palazzo Marino, ma Peppone allora ritrovò un presepe clandestino nella Casa del Popolo

Milano

Il Presepe, così umile nel dare l’annuncio che ha rivoluzionato il mondo, che può rappresentare tutti noi, credenti e non. Per quella capacità millenaria di aggregazione, di speranza comune. Non è solo un rito, una curiosità, ma Sala non allestirà un presepe nel cortile di Palazzo Marino. Una tradizione unificante per chi soffre, per chi aspetta la rinascita di Milano. Dopo tante discussioni negli anni precedenti nelle scuole, nei luoghi pubblici sull’opportunità di allestire un presepe così significativo per il mondo cristiano, è lo stesso Sindaco che ne annulla la fattibilità. Mentre sventola la bandiera per i Gay, i transgender, mentre i Centri Sociali che professano l’illegalità si dedicano al “volontariato” supportati dal Comune, mentre viene prefigurata una rinascita stile City Life e piste ciclabili, mentre il “verbo” programmatico è il vuoto degli spot ossessivi sui social del Sindaco.

E vorrei riferire dalle pagine di Guareschi (Mondo Piccolo) che cosa successe quando Peppone decise di abolire il Natale “Peppone intervenne: «Le idee chiare le abbiamo – esclamò – e le faremo venire anche agli altri. Il Lungo ha ragione: tutti incomincino fin da questo momento il lavoro di persuasione dei compagni. Democratizzando il Natale noi daremo il primo duro colpo alla roccaforte sentimentale dei preti»…Arrivati in vista della Casa del Popolo, Peppone esclamò: «Cosa succede lassù?». Tutti levarono gli occhi e videro che una delle finestrelle del solaio era illuminata. Poi, la luce si spense per riaccendersi di lì a poco. E così per parecchie volte…Incominciarono a battere i primi tocchi della mezzanotte, si infilarono dentro la porta del solaio e si addossarono al muro. Al dodicesimo rintocco la luce si accese e non si spense più. Una piccola luce, una lampadina a pila che illuminava l’interno di una minuscola capanna sistemata su una cassa. E in piedi davanti alla cassa, stava il ragazzino del Lungo. Rimase lì a guardare per una decina di minuti e ci sarebbe rimasto ancora se il Bigio non avesse fatto un po’ di fracasso giù al pianterreno dove era rimasto di guardia. Allora il ragazzino scappò via, passando davanti, senza vederli, a Peppone e agli altri due nascosti nell’ombra a lato della porta. «Pensa se questo lo venisse a sapere don Camillo», borbottò Peppone. «Il Presepe clandestino, i cristiani riportati al periodo delle catacombe… Figuriamoci che pacchia sarebbe».

Ma, chissà…forse un Presepe clandestino verrà fatto (in qualche angolo nascosto di Palazzo Marino), un Presepe per sperare insieme.

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