Un progetto unico a Milano di incontro fra generazioni nell’anno del covid
“Lungo questi mesi terribili, abbiamo portato avanti in silenzio un progetto ambizioso: raccontare una parte significativa del nostro territorio, il quartiere Corvetto, facendo incontrare le due categorie sociali più colpite, per motivi diversi, dalle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria: i giovani e gli anziani”. Lo fa sapere il Presidente del Municipio 4 Paolo Guido Bassi, presentando gli esiti di “Racconto per il futuro”, iniziativa che punta a sostenere l’invecchiamento attivo e contrastare l’isolamento della popolazione anziana, nella congiuntura temporale attuale segnata dall’emergenza Covid 19, grazie agli strumenti dell’auto-narrazione e della narrazione territoriale. Tali strumenti, spiega Bassi, “mirano a valorizzare il contributo della persona anziana, quale risorsa di memoria storica e del presente, raccogliendo testimonianze riguardo ad avvenimenti che hanno caratterizzato la vita del territorio e la fisionomia della comunità che lo abita, anche alla luce dell’esperienza vissuta nel corso di quest’anno. Al contempo, puntano a sviluppare senso di appartenenza, comunità e coesione sociale, attraverso il dialogo e l’incontro intergenerazionale”.
Con l’ausilio dell’associazione Plurima, spiega il Presidente leghista del Municipio 4, “fra il primo settembre e il 30 novembre, abbiamo selezionato un gruppo di giovani fra i 16 e i 30 anni, che hanno partecipato a varie attività formative e poi sono andati a dialogare con 50 anziani (over 65 anni) del quartiere. Sono state realizzate 42 interviste, che ora sono diventate un libro che verrà stampato e presentato nel nuovo anno”.
Sono molto soddisfatto di questo progetto, commenta Bassi, “che nasce dal Municipio, coinvolge il territorio (molte sono infatti state le interazioni con realtà del quartiere, dall’oratorio della Parrocchia di San Michele e santa Rita alla RSA Casa per coniugi, al centro ricreativo di via Monpiani. E ancora i Custodi sociali, la Strada, l’RSA Ferrari, il Polo Ferrara, il Laboratorio di quartiere), stabilisce una connessione importante fra generazioni diverse riducendo quelle distanze che mai come in questi mesi ci sono sembrate una pesante ipoteca sulla nostra qualità della vita. Abbiamo scattato una fotografia della nostra realtà, con gli occhi e la voce di chi la conosce di più, perché ci è nato o perché la “abita” da una vita. Non credo – osserva Bassi – sia mai stato fatto nulla del genere a Milano, men che meno in piena pandemia. Un lascito a memento del terribile 2020, ma anche un punto di partenza. Si tratta infatti, per le modalità di realizzazione e per le finalità, di un modello da replicare, per continuare a raccontare storia e storie dei quartieri di questa parte di Milano e per continuare a sviluppare il senso di comunità, valore fondamentale per vivere al meglio in città”.
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