Come topi, vivono come topi e hanno trovato la soluzione più facile per sopravvivere in Italia: spacciare droga. Ed è purtroppo l’emarginazione estrema che l’accoglienza indiscriminata offre agli “ospiti” costringendoli a compromessi estremi . Si deve dire. Forse con vergogna e senso di colpa. Ma quei topi che spacciano, nella maggioranza gambiani, oggi abitano a Novara, lavorano a Milano prevalentemente nelle zone della Movida, sono in una rete di illegalità diffusa in cui la complicità di italiani senza scrupoli li sfrutta. L’inchiesta è del Corriere che annota “Come da verbale: «Si è accertato che il riscaldamento centrale è disattivato, unitamente all’erogazione di corrente per le aree comuni che si presentano in stato di abbandono con pavimentazione sconnessa e accumulo di rifiuti sulle scale e ai piani». Del resto «l’amministratore dello stabile, lo studio Longo Paolo con sede in Novara via Custodi 37, non risulta in alcun modo reperibile». Fosse al suo posto, a fare il suo lavoro, il Longo Paolo, magari avrebbe già saputo che «in diverse unità abitative si è riscontrata la presenza di tubi di gomma sui pavimenti collegati alla rete del gas e utilizzati per alimentare delle stufe con la totale assenza di condizioni di sicurezza». E ritorna alla memoria il tragico modello di via Cavezzali, il palazzone trascurato per anni infine liberato, era il 2018, con un’operazione di ordine pubblico raramente vista a Milano. La descrizione dei tuguri in cui abitano è agghiacciante “Certi scenari dei palazzi visitati dalla questura a oggi il bilancio è di cinque appartamenti sequestrati -, appaiono più da campo profughi: artigianali stufette che neanche scaldano, locali privi di finestre e bagni, bagni privi di gabinetto, appartamenti senza acqua corrente e alimentati dalle fiammelle delle candele, immondizia lanciata dalle finestre o giù per le scale, donne, bambini e uomini ammassati in una manciata di metri quadrati, latenti tensioni tra nazionalità che esplodono per un qualunque motivo, e ancora italiani, altri rispetto ai proprietari delle case, che si aggirano sventolando la possibilità di una finta assunzione (prezzo sui 2 mila euro) così da ottenere la necessaria documentazione per sostare legalmente in Italia, facendo i pendolari della droga.” E l’accogliere, quell’accettare migliaia di clandestini, prelude un abbandono irresponsabile altamente nocivo. Chi controlla chi dal punto di vista sanitario? Quanti i clienti spinti alla schiavitù della droga? Che senso ha emarginarli a tal punto da vivere cone topi?

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano