La misura è colma, il tempo per continuare a prendere in giro gli italiani finito.
Questo governo fuori dalla realtà, questo premier egocentrico e mai consapevole del confine sottile che separa la dignità dalla vergogna hanno i giorni contati. Perché se a marzo poteva essere concesso tempo, pazienza, errori e confusione, a metà dicembre questo Dpcm è inaccettabile.
È inaccettabile che il 4 dicembre si siano date regole per un “Natale sereno” salvo poi cambiarle lasciando un Paese in attesa di conoscere il proprio destino nella tarda serata di venerdì 18 dicembre.
È inaccettabile il ritardo costruito ad arte dal ‘Casalino show’ che a botte di “Fra poco” e inquadrature improbabili preferisce il circo mediatico alla sobrietà che il momento imporrebbe.
È inaccettabile sfinire con confusione e arroganza gli italiani preoccupati del loro destino, della loro attività, dei loro cari.
È inaccettabile mostrare a reti unificate quanto poco gli interessi dell’emergenza, totalmente mal gestita sia da un punto di vista sanitario che economico, e quanto invece dell’output mediatico.
La conferenza stampa di ieri sera è stato forse il punto più basso di questa legislatura, dopo la passerella a Bengasi, la geolocalizzazione di Casalino durante un’operazione in corso dei servizi segreti, dopo la continua lotta su poltrone e nomine, dopo l’annuncio di 645 milioni di ristori immediati: una cifra che fa a pugni con la matematica e il buon senso considerate le perdite nette per ristoratori e commercianti che si aggirano intorno alla decina di… miliardi.
E allora, con misure confuse e ridicole, con le code che ci saranno su strade e autostrade di famiglie divise in gruppetti per potersi spostare, con il fallimento oggettivo delle “zone colorate” e con un Natale mai salvato e molto compromesso, proviamo a capire come è stato possibile pensare e ritenere logico mettere il Paese in zona rossa il 6 gennaio e aprire scuole e impianti da sci il 7 gennaio. Va contro ogni tipo di ragionamento scientifico e razionale.
Fosse per me impacchetterei Conte e la sua maggioranza sgangherata e li manderei a casa ora, ma siamo nelle mani di partiti che pur di rimanere attaccati alla poltrona in Parlamento voterebbero l’occupazione della Cirenaica.
Giorgio Mulè deputato Forza Italia
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