Anche Aifa fa a pezzi il piano-vaccini di Arcuri

Attualità

Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, non si fida troppo del vaccino su cui ha puntato di più il governo italiano, quello di AstraZeneca. Poca fiducia è a dire il vero un eufemismo, perché Magrini in una intervista di ieri a Repubblica, è assai pesante con la casa farmaceutica e la sua sperimentazione: “I risultati sono in parte incoerenti. Un piccolo sottogruppo di 1.400 volontari ha ricevuto mezza dose e ha registrato un’efficacia maggiore rispetto alla dose intera. Ma poi la Gran Bretagna che ha già approvato il vaccino, ha scelto di somministrare la dose intera. Perché? Nei risultati pubblicati sulla rivista Lancet poi, compaiono due eventi avversi, di mielite, un disturbo neurologico. Dobbiamo vederci chiaro e valutare bene rischi e benefici”. (Il Tempo)

Insomma, la sfida più grande di sempre rischia di trasformarsi in un flop organizzativo senza precedenti se le cose non cambieranno subito, adesso. Il virus corre ed i morti continuano ad essere centinaia ogni giorno, non c’è un solo momento da perdere.

…Mediamente, sono state somministrate soltanto poco più di una dose su dieci delle 469.950 fiale Pfizer-Biontech già consegnate. All’appello mancano ancora 15mila operatori sanitari, i 3mila medici e 12mila infermieri che il Governo ha iniziato a reclutare con un bando di gara che si è chiuso soltanto lo scorso 28 dicembre. Come si legge sul Corriere, si sono candidati in 20mila e si sta procedendo alla selezione di 13mila persone attraverso cinque agenzie per il lavoro. Secondo il presidente della Federazione ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, alla chiamata hanno risposto in gran parte medici pensionati e specializzandi che non sono rientrati nelle scuole di specializzazione. (Il Giornale)

“Recovery Plan e piano vaccinale sono i due pilastri fondamentali per la ricostruzione del Paese, e su entrambi il governo è già in grave ritardo – afferma il presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini – Anche sulla vaccinazione anti Covid l’avvio è stato al rallentatore, come era purtroppo prevedibile, e le realistiche previsioni della Fondazione Einaudi sono sconfortanti: per coprire solo la metà degli italiani in dieci mesi bisognerebbe procedere alla media di 200mila vaccinazioni al giorno, del tutto incompatibile con i ritmi, visto che finora si è riusciti ad inoculare solo il 10% delle dosi disponibili. Di annunci e improvvisazioni ne abbiamo già visti troppi: qui ogni giorno perso mette a rischio la salute pubblica”.

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