Fin dagli esordi, Rob Pruitt (Washington D.C., 1964) si muove con umorismo tra il meccanismo di travestimento e svelamento delle dinamiche sociali, nascondendo la verità dietro una visione appagante. Non a caso, per la personale Masks, visibile fino al 22 gennaio negli spazi di Palazzo Belgioioso, a Milano, l’artista americano espone un corpus inedito di lavori, ispirandosi ad alcuni costumi per uno spettacolo di danza mai andato in scena. Alludendo all’attuale situazione in cui versa la cultura, l’allestimento del designer Christoph Radl trasforma la sala centrale della galleria in un teatro vuoto. Le poltrone sono sostituite da sedie e sgabelli brillanti (Untitled, 2020), pezzi di design ricavati da oggetti di recupero, costumizzati e avvolti nel nastro adesivo colorato. Di fronte, i protagonisti sono una serie di dipinti, che Pruitt realizza tagliando la tela con un rasoio. Distruggere per creare: un nuovo volto, un nuovo travestimento, una nuova maschera. (Artribune)
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