Milano: oltre 2mila persone aiutate da fondo San Giuseppe istituito da Delpini

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Oltre la metà delle persone aiutate dal Fondo San Giuseppe ha migliorato la propria condizione, un quinto invece ha avuto bisogno di un ulteriore contributo. È quanto emerge dal bilancio annuale della misura straordinaria istituita dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, e dal sindaco, Giuseppe Sala, all’inizio del lockdown della primavera scorsa per aiutare le persone che perdono il lavoro a causa delle limitazioni anti-Covid. Dal 22 marzo 2020, il fondo San Giuseppe ha erogato 3.850.900 euro, circa la metà di quanto raccolto, a 2.039 persone. Di queste 1.040 (51%) non ricevono più i sussidi, perché hanno ripreso a lavorare, anche se spesso ancora in condizioni molto precarie, o hanno comunque migliorato la propria condizione tanto da non avere più bisogno al momento di questa forma di aiuto. Altre 424 persone (20,8%) hanno ottenuto il rinnovo del contributo. Mentre 575 (28,2%) lo stanno ancora ricevendo, avendo presentato domanda tra settembre e ottobre e non avendo quindi ancora raggiunto il termine previsto. Tra i beneficiari del fondo gli italiani sono il 45,2%, gli stranieri il 54,8%. Il gruppo più numeroso è composto da coppie con uno o due minori (37,4%) e subito dopo dalle famiglie con più di due figli a carico (12,9%). Significativo il numero dei cassintegrati che hanno avuto un calo di reddito tale da non potere più sostenere le spese familiari di base. Con il 37,3% sono il gruppo più numeroso seguito da coloro che avevano un contratto a termine che non è stato rinnovato (22,5%). “Ciò che rende insopportabile la vita non è la povertà, ma la disperazione, non è la fatica, ma l’essere soli, sentirsi abbandonati. Il fondo San Giuseppe non può eliminare la povertà, non allevia la fatica, ma è uno strumento per vincere la disperazione, per assicurare che nessuno deve essere abbandonato – osserva Delpini – Il fondo San Giuseppe può far giungere il suo messaggio a coloro che hanno perso il lavoro a causa della pandemia solo perché centinaia di persone e istituzioni hanno avvertito la solidarietà come un dovere, la generosità come uno stile di vita, la concretezza come segno distintivo della gente di Lombardia. Per augurare Buon Anno nuovo noi non amiamo i cenoni esagerati, i fuochi artificiali eccessivamente costosi. Piuttosto siamo chiamati a far giungere il messaggio e l’augurio a chi ne ha più bisogno. Io ringrazio tutti e il Signore scriverà nel suo libro il gesto minimo e segreto di ciascuno”. “Come sempre è successo nella storia della nostra città, centinaia di milanesi hanno subito risposto al mio appello di costituire il Fondo di Mutuo Soccorso per aiutare i piccoli esercizi economici che, per primi, avrebbero patito la crisi economica determinata dal lockdown – sottolinea Sala – La nostra preoccupazione è stata di far arrivare questi fondi a chi ne aveva realmente bisogno nel modo più diretto possibile. Abbiamo quindi scelto, tra gli altri, di rivolgersi alla Diocesi che, fin dai tempi del cardinal Tettamanzi aveva attivato il Fondo Famiglia e Lavoro proprio per aiutare le famiglie e i piccoli esercizi vittime della crisi del 2008.

Da questa esperienza la Curia ha tratto il fondo San Giuseppe cui abbiamo conferito due milioni di euro che oggi sono stati bene utilizzati, cosa di cui ci compiacciamo e che apre la strada a future e ulteriori collaborazioni”. Quando sarà superata la fase più dura, il Fondo San Giuseppe potrà operare sempre di più in sinergia con il Fondo Diamo Lavoro, nato nel 2019 sviluppando l’intuizione del fondo Famiglia Lavoro che era stato voluto anche in quel caso per affrontare un’altra grave emergenza, quella prodotta dalla crisi finanziaria del 2008. Oltre la metà delle persone aiutate dal Fondo San Giuseppe ha migliorato la propria condizione, un quinto invece ha avuto bisogno di un ulteriore contributo. È quanto emerge dal bilancio annuale della misura straordinaria istituita dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, e dal sindaco, Giuseppe Sala, all’inizio del lockdown della primavera scorsa per aiutare le persone che perdono il lavoro a causa delle limitazioni anti-Covid. Dal 22 marzo 2020, il fondo San Giuseppe ha erogato 3.850.900 euro, circa la metà di quanto raccolto, a 2.039 persone. Di queste 1.040 (51%) non ricevono più i sussidi, perché hanno ripreso a lavorare, anche se spesso ancora in condizioni molto precarie, o hanno comunque migliorato la propria condizione tanto da non avere più bisogno al momento di questa forma di aiuto. Altre 424 persone (20,8%) hanno ottenuto il rinnovo del contributo. Mentre 575 (28,2%) lo stanno ancora ricevendo, avendo presentato domanda tra settembre e ottobre e non avendo quindi ancora raggiunto il termine previsto.   Tra i beneficiari del fondo gli italiani sono il 45,2%, gli stranieri il 54,8%. Il gruppo più numeroso è composto da coppie con uno o due minori (37,4%) e subito dopo dalle famiglie con più di due figli a carico (12,9%). Significativo il numero dei cassintegrati che hanno avuto un calo di reddito tale da non potere più sostenere le spese familiari di base. Con il 37,3% sono il gruppo più numeroso seguito da coloro che avevano un contratto a termine che non è stato rinnovato (22,5%). “Ciò che rende insopportabile la vita non è la povertà, ma la disperazione, non è la fatica, ma l’essere soli, sentirsi abbandonati.

Il fondo San Giuseppe non può eliminare la povertà, non allevia la fatica, ma è uno strumento per vincere la disperazione, per assicurare che nessuno deve essere abbandonato – osserva Delpini – Il fondo San Giuseppe può far giungere il suo messaggio a coloro che hanno perso il lavoro a causa della pandemia solo perché centinaia di persone e istituzioni hanno avvertito la solidarietà come un dovere, la generosità come uno stile di vita, la concretezza come segno distintivo della gente di Lombardia. Per augurare Buon Anno nuovo noi non amiamo i cenoni esagerati, i fuochi artificiali eccessivamente costosi. Piuttosto siamo chiamati a far giungere il messaggio e l’augurio a chi ne ha più bisogno. Io ringrazio tutti e il Signore scriverà nel suo libro il gesto minimo e segreto di ciascuno”. “Come sempre è successo nella storia della nostra città, centinaia di milanesi hanno subito risposto al mio appello di costituire il Fondo di Mutuo Soccorso per aiutare i piccoli esercizi economici che, per primi, avrebbero patito la crisi economica determinata dal lockdown – sottolinea Sala – La nostra preoccupazione è stata di far arrivare questi fondi a chi ne aveva realmente bisogno nel modo più diretto possibile. Abbiamo quindi scelto, tra gli altri, di rivolgersi alla Diocesi che, fin dai tempi del cardinal Tettamanzi aveva attivato il Fondo Famiglia e Lavoro proprio per aiutare le famiglie e i piccoli esercizi vittime della crisi del 2008. Da questa esperienza la Curia ha tratto il fondo San Giuseppe cui abbiamo conferito due milioni di euro che oggi sono stati bene utilizzati, cosa di cui ci compiacciamo e che apre la strada a future e ulteriori collaborazioni”. Quando sarà superata la fase più dura, il Fondo San Giuseppe potrà operare sempre di più in sinergia con il Fondo Diamo Lavoro, nato nel 2019 sviluppando l’intuizione del fondo Famiglia Lavoro che era stato voluto anche in quel caso per affrontare un’altra grave emergenza, quella prodotta dalla crisi finanziaria del 2008.  (askanews) 

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