Lombardia, campagna vaccinale: seconda tranche dei vaccini in ritardo e di molto sotto le dosi previste

Lombardia

La consegna dei vassoi attesi il 4 gennaio slitta di un giorno e, su 88.920 dosi previste, ai 65 hub lombardi ne arriva meno del 33%. A rischio i richiami.

Dopo l’avvio della campagna vaccinale anti-Covid iniziata simbolicamente lo scorso 27 dicembre nel cosiddetto “V-Day” presso l’ospedale Niguarda, la fase operativa vera e propria delle somministrazioni del vaccino Pfizer-BioNTech registra per ora (nel momento in cui scriviamo i dati del portale ministeriale sono aggiornati alle ore 14.04 del 7/01, ndr) un totale di 23.749 lombardi vaccinati, suddivisi tra operatori sanitari e socio sanitari, 20.819, personale non sanitario, 2.482, e 448 ospiti delle Rsa. Le uniche categorie aventi diritto in questa prima fase.

Un dato che porta al 21,6% la percentuale di dosi somministrate in rapporto al numero di quelle giunte in Regione, attualmente pari a 109.485. Rispetto all’iniziale fornitura arrivata nei 65 hub lombardi lo scorso 30 dicembre, di 80.595 dosi, al 5 gennaio ne sono state consegnate soltanto 29.250 sulle 88.920 previste per la seconda tranche, che corrispondono a 25 vassoi da 195 fiale da sei dosi ciascuna. Poche e anche con un giorno di ritardo sul cronoprogramma che avrebbe dovuto vederle negli ultra frigo già lunedì scorso.

Ritardo che rischia di compromettere anche i richiami delle prime vaccinazioni, dal momento che il farmaco messo a punto da Pfizer-BioNTech necessita di essere somministrato in due dosaggi, di cui il secondo obbligatoriamente nell’arco temporale compreso tra il 19° e il 23° giorno dalla prima inoculazione, per poter risultare pienamente efficace contro il virus. Tra la fine della prossima settimana e gli inizi di quella successiva, i pionieri della vaccinazione del 27 dicembre scorso dovrebbero essere quindi totalmente coperti.

A complicare le cose si è poi aggiunto anche un invio di strumenti inadeguati per la somministrazione dei vaccini anti-Covid. Delle siringhe giunte in Lombardia da Roma con la prima fornitura del 30 dicembre scorso, oltre 45mila sarebbero risultate non idonee per la vaccinazione. Di queste una parte perché troppo grosse, da 5ml quindi completamente inutili, e le restanti da 3ml necessarie solo per la diluizione del farmaco ma non utili ai fini della sua somministrazione. Un problema risolto direttamente dalle strutture sanitarie, che hanno attinto dalle proprie scorte per le inoculazioni – specificando inoltre che il materiale ricevuto verrà comunque utilizzato per altre necessità ospedaliere differenti dalle vaccinazioni anti-Covid – e fortunatamente non ripresentatosi con la seconda fornitura di siringhe, avvenuta regolarmente.

Dopo una partenza non a pieno ritmo, data anche la complessità della macchina organizzativa, si punta a raggiungere speditamente l’obiettivo di questa prima fase, ovvero vaccinare 340mila persone – ha ricordato pochi giorni fa Giacomo Lucchini, responsabile regionale della campagna nazionale di vaccinazione anti-Covid – con una media che dovrà oscillare tra i 13 e i 15 mila vaccini al giorno, con punte che raggiungeranno quota 20mila.

Micol Mulè

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