Smog, Cattaneo: nessuna correlazione diretta tra diffusione covid e Pm10

Milano

“La ricerca molto seria e conclusa nei giorni scorsi fatta da Arpa e Cnr ha evidenziato come non ci sia una correlazione diretta tra la cattiva qualità dell’aria, soprattutto la diffusione del Pm10 e la diffusione del Covid-19”. Così l’assessore all’Ambiente e Clima della Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo rispondendo ai cronisti a margine della presentazione dei dati sulla qualità dell’aria avvenuta ieri a palazzo Lombardia. “C’è una correlazione tra la cattiva qualità dell’ambiente e il peggioramento della salute però non bisogna semplificare: abbiamo letto nei giorni scorsi di studi scientificamente un po’ approssimativi – ha sottolineato Cattaneo -, almeno così apparivano agli esperti, che individuavano una correlazione diretta tra inquinamento e Pm10 e diffusione del Covid, invece dallo studio di Arpa e Cnr emerge come è trascurabile l’effetto del Pm10 sulla diffusione del Covid”. L’assessore Cattaneo ha citato come esempio la città di Bergamo: “La migliore sulla riduzione di Pm10 ma che nella prima fase della pandemia ha avuto i dati della diffusione più alti” ha concluso.

Il presidente di Arpa Lombardia, Stefano Cecchin durante la conferenza stampa sulla qualità dell’aria ha commentato “Luci e ombre sul 2020, abbiamo visto che le medie pluriennali hanno un trend positivo e il lockdown ha influito con una significativa riduzione di alcuni inquinanti come l’No2 mentre meno su altri come le polveri sottili. Il mio giudizio personale è moderatamente positivo – ha detto Cecchin -, siamo su una strada di miglioramento e stiamo facendo di tutto perché invece di slogan vengano date risorse in maniera significativa per il miglioramento di politiche volte a migliorare la qualità dell’aria”.

“Nel 2020 su tutto il territorio regionale è stato rispettato il valore del limite medio annuo di 40 µg/m³ per il Pm10.”-  ha detto ancora Cattaneo-I” dati sono comunque sorprendenti perché il lockdown, con il conseguente blocco del traffico veicolare, non ha portato a una significativa diminuzione dei giorni di superamento del valore limite giornaliero (50 µg/m³). Al contrario c’è stato un leggero incremento rispetto al biennio precedente, per il prevalere di fattori meteorologici negativi. Questo a dimostrazione che il traffico non è la principale causa dell’inquinamento”.

“L’analisi – ha sottolineato invece Stefano Cecchin – è frutto di un lavoro complesso. Diversificato in base al contesto ambientale: traffico, industriale e di fondo. E in base alle sostanze, monitorate h24, 365 giorni l’anno”. Si tratta di: No2 (biossido di Azoto), So2 (Ossido di Zolfo), Co (Monossido di Carbonio), O3 (Ozono), Pm10 (particolato con diametro inferiore ai 10 micron), PM2.5 (particolato con diametro inferiore ai 2.5 micron) e benzene. Nel dettaglio, secondo i dati illustrati durante la conferenza stampa, i livelli di No2 (biossido di Azoto quelli più direttamente riferibili al traffico veicolare) risultano i più bassi di sempre, con superamenti della media annua limitati a poche stazioni, quelli di Pm10 rispettano ovunque la media annuale, ma superano anche nel 2020 in modo diffuso i limiti sul numero massimo di giorni oltre la soglia di 50 µg/m3. I superamenti del Pm2.5 sono circoscritti a un numero molto limitato di stazioni del programma di valutazione, mentre benzene, monossido di carbonio e biossido di zolfo sono ampiamente sotto i limiti. L’ozono, invece, ha fatto registrare un numero inferiore di sforamenti delle soglie d’informazione e di allarme rispetto agli anni precedenti, pur con un quadro di diffuso superamento degli obiettivi previsti dalla normativa per la protezione della salute e della vegetazione”.

“Siamo in un trend complessivamente positivo – ha concluso Cattaneo – e in miglioramento su base pluriennale. Quanto ho detto prima conferma la complessità del tema della qualità dell’aria. Talvolta risulta addirittura contraddittorio e necessita di un quadro di interventi che agiscano su una molteplicità di fattori. Dalla mobilità al riscaldamento domestico, dalle limitazioni delle emissioni in agricoltura alla riduzione dei fattori che determinano la formazione di particolato secondario in atmosfera”.

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