Uccisi 13 cristiani al giorno nel 2020. Più di 340 milioni i perseguitati

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La Corea del Nord si conferma il paese dove la persecuzione è più grave, la Nigeria quello con più vittime. Sale in modo preoccupante la Cina. Il rapporto di Porte aperte

Sono oltre 340 milioni i cristiani che nel 2020 hanno conosciuto un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della loro fede, 80 milioni in più del 2019. È quanto riportato nella World Watch List 2021 di Open Doors/Porte Aperte, che ogni anno realizza la lista dei primi 50 paesi dove la persecuzione anticristiana è più alta. Cresce inoltre del 60 per cento il dato dei cristiani uccisi per la loro fede, con la Nigeria che si conferma il paese più letale. Tra i 10 paesi dove vengono uccisi più cristiani, otto sono africani.

 

UCCISI 13 CRISTIANI AL GIORNO

Nel 2020 (il rapporto in realtà copre un periodo che va dall’1 ottobre 2019 al 30 settembre 2020) sono stati uccisi 4.761 cristiani (13 al giorno) contro i 2.983 del 2019. Un dato superiore anche ai 4.305 del 2018. L’anno scorso sono stati attaccati o chiusi 4.488 chiese ed edifici connessi, 4.277 cristiani sono stati arrestati senza processo e incarcerati, 1.710 rapiti.

LA NIGERIA È IL PAESE PIÙ LETALE

I primi sei paesi dove la persecuzione cristiana è più alta sono gli stessi dell’anno scorso: Corea del Nord, al primo posto dal 2002, Afghanistan, Somalia, Libia, Pakistan ed Eritrea. Seguono Yemen, Iran, Nigeria e India. Da segnalare la Cina, che è salita al 17esimo posto dal 23esimo, dove nuove disposizioni hanno ulteriormente ristretto la libertà religiosa e di culto dei cristiani cinesi.

I paesi dove sono stati uccisi più cristiani, invece, si trovano quasi tutti in Africa: Nigeria (3.530 vittime), Congo (460), Pakistan (307), Mozambico (100), Camerun (53) e Burkina Faso (38).

I principali fattori di persecuzione si confermano l’estremismo islamico, specie nell’Africa Subsahariana, la paranoia di governi autoritari o totalitari in Iran, Eritrea, Cina e Corea del Nord, l’operato di governi nazionalisti in India e Turchia, l’antagonismo etnico e tribale. Tra le situazioni più gravi da segnalare, ci sono i continui attentati di Boko Haram e Iswap in Nigeria e Camerun, l’insorgere di nuovi movimenti terroristici in Mozambico Burkina Faso, i campi di lavoro nordcoreani dove sono detenuti ancora tra i 50 mila e i 70 mila cristiani, gli attacchi sempre più frequenti in India dei nazionalisti indù, i rapimenti e le conversioni forzate di giovani donne in Pakistan e il controllo sempre più ossessivo delle attività religiose in Cina.

Delmastro e Meloni

Nel corso della presentazione del Rapporto oggi alla Camere dei Deputati, Andrea Delmastro (Fdi, presidente dell’Intergruppo per la tutela della libertà religiosa dei cristiani nel mondo) è intervenuto per sottolineare che «la persecuzione religiosa dei cristiani è la più sanguinaria del mondo, nega lo sviluppo di una società e va a toccare le nostre radici più profonde. In molti paesi, questa persecuzione non viene condannata. In altri, addirittura, è la nazione stessa che la alimenta. Riteniamo fondamentale inserire il tema del rispetto delle minoranze religiose in ogni trattato bilaterale che coinvolge l’Italia. Dobbiamo pretendere maggiore rispetto della libertà religiosa perché difendere la cristianità vuol dire difendere la libertà religiosa e, per il tramite della libertà religiosa, difendere tutte le altre libertà». Anche la leader di Fdi, Giorgia Meloni, è intervenuta su Facebook per ricordare i numeri allarmanti delle persecuzione dei cristiani e per ringraziare «per avermi donato anche quest’anno il braccialetto della campagna #UnoConLoro. Lo indosso volentieri perché Fratelli d’Italia e i conservatori europei si batteranno sempre per la libertà dei cristiani nel mondo».

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