Ma c’è una memoria di romantica malinconia nei mocc delle sigarette che annegavano le strade di degrado, nel dramma di una Milano distrutta da ricostruire. Il dopoguerra squadernava miseria e l’arte di arrangiarsi. La boccata di fumo valeva quanto un regalo che premiava la fatica, una pausa in casa, quando c’era, una spinta per programmare. Comprarle dal tabaccaio nelle bustine con due o tre sigarette, era da ricchi, alla gente comune mancavano i soldi, ma quel boccone di fumo era anche libertà.
In via Mario Pagano alla domenica mattina c’era un mercatino. Un mercatino di sigarette e tabacco a prezzi popolari. Era lì la tabaccheria dei milanesi; lì c’era il recupero delle cicche, dei «mocc» come «se diss in milanes». Lungo il marciapiede, allineati, da bravi commercianti, stavano i «catamocc» che di notte, prima dei netturbini, raccoglievano i mozziconi di sigarette e ne facevano tabacco. Un’industria dei poveri per i poveri con venditori che oggi chiameremmo abusivi. Non c’era il tempo e neppure la volontà di teorizzare sull’ecologia e la sostenibilità, ma in quella memoria trovo l’immediatezza e la semplicità di affrontare le priorità, come la ricerca del lavoro che era irrinunciabile.
Da ieri Milano bandisce il fumo all’aperto, tranne che in luoghi isolati. Lo ha deciso Palazzo Marino, che ha approvato il nuovo “Regolamento per la qualità dell’aria”. Sarà quindi vietato fumare alle fermate dei mezzi pubblici e nei parchi, nei cimiteri e nelle strutture sportive, come negli stadi, nel raggio di 10 metri da altre persone. Dal gennaio 2025 il divieto di fumo sarà esteso a tutte le aree pubbliche all’aperto. Il provvedimento, che definisce priorità e scadenze di una serie di azioni tese a migliorare la qualità ambientale in città, è passato in consiglio comunale con 25 voti favorevoli, otto contrari, quattro astenuti e due consiglieri che non hanno partecipato al voto. “Si tratta – precisa il Comune in una nota – di misure che hanno un duplice obiettivo: aiutano a ridurre il Pm10, ossia le particelle inquinanti nocive per i polmoni e tutelano la salute dei cittadini dal fumo attivo e passivo nei luoghi pubblici e frequentati anche dai minori”.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano
Milano come al solito a rimorchio delle ideologie radical chic molto trenty a Parigi e New York. Non fumo e mi da fastidio sentire il puzzo delle sigarette soprattutto dentro la mascherina. Però aborrisco questa voglia di reprimere chi condiziona l’aria che circonda il conduttore. La pietosa scusa dell’inquinamento poi non starebbe in piedi neppure in Turchia, dove si sa fumino tutti come turchi. E che dire dei veriginei polmoni di minori spesso adusi a ben altri tipi di sballo?