Spoiler: no. L’economia finanziaria è, di fondo, il motore del capitalismo. Nasce nella sua moderna incarnazione con i banchieri della Firenze Medicea, ma ne abbiamo tracce in vari momenti storici. I templari ne avevano fatto uso per spostare le risorse generate dai pellegrini che affidavano loro i beni prima di andare in Terra Santa dove servivano, tramite lettere di credito. Anche le Repubbliche Marinare se ne avvalevano, in un modo o in un altro. Di fondo, perdonatemi per la brutale semplificazione, essa appare ogni volta in cui denaro e titolo di possesso del medesimo si dividono. Quando non devo avere l’oro per acquistare, ma posso darti una promessa di pagamento nasce la finanza.
Un salto avanti di qualche secolo ci porta ad un mondo apparentemente del tutto diverso. Guardandoci attorno vediamo la Borsa cavalcare e l’economia reale ferma, l’inflazione piatta nonostante letteralmente triliardi di dollari iniettati da Banche Centrali volenterose e ci domandiamo: che è successo? Cosa è andato storto? Per un liberale la risposta è chiara, anche se la materia è estremamente complessa. Vedete, se voi andate dal vostro vicino e gli dite che la strada deve essere sistemata, quindi o vi dà 100 euro o lo chiuderete in cantina prendendoveli a forza, commettete svariati reati. Se lo fa lo stato, si chiamano tasse. Lo stesso si applica alla moneta. Se voi svalutate di proposito un asset con cui state garantendo un debito, commettete una frode. Se lo fa lo stato, si chiama macroeconomia.
Cambiargli nome non altera, però. i problemi generati, primo tra i quali è che il rischio non viene più calcolato correttamente. Se l’unità di misura è troppo volubile, calcolare quanto rischio di perdere in una transazione diventa molto difficile. Quindi tenderò a fare errori. Potrei sottovalutare il pericolo ed investire troppo, ad esempio, trovandomi denaro a poco prezzo in tasca. Questi errori di valutazione, sommandosi, portano a grandi disastri. Ma in tutto questo, l’elemento patologico non è la finanza, che è solo il veicolo, ma i segnali stradali che trovo per strada: se mi dicono che posso correre fino ai 100 all’ora in un tratto sconnesso, andare a 80 e schiantarsi non è (solo) colpa mia. Di certo, però, non è colpa della macchina.
Ecco, quindi, che l’idea di una economia finanziaria “cattiva” è quanto meno ingenua. Quello che rende la nostra economia sbagliata, prona a crisi e pericolosamente instabile è l’influsso disordinato di denaro stampato dal nulla. Che, è la lezione dell’emergenza Covid, non resta per terra. Va diretto a ripagare debiti (mutui, acquisti a rate e carte di credito) che poi le banche deve reinvestire per coprire le perdite reali. E dove vanno per avere guadagni facili? In borsa. Quindi piove, ma evapora subito. Ed allora si butta altra acqua. Finché non si finisce per sbagliare le dosi e si rovina il raccolto. Ma la colpa non è della pioggia o della siccità.
Quindi, ricapitolando, in mancanza di un termine per descrivere il caos economico attuale, finanziato, sorretto e coltivato dalle Banche Centrali, io eviterei, quanto meno, di dare la colpa all’economia finanziaria. Che, dopotutto, nulla fa fatto di male. Se non finanziare ogni rivoluzione economica nell’ultimo mezzo millennio.

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,